Biotestamento, Trentino ancora fermo  

Le disposizioni anticipate vanno fatte all’anagrafe, ma i Comuni latitano. A Trento la richiesta di darne notizia sul sito


di Sandra Mattei


TRENTO . Entrata in vigore il 31 gennaio, la legge sul testamento biologico che consente di rifiutare determinanti trattamenti sanitari in caso non si sia più in grado di intendere e volere, rimane ancora inattuata. O meglio, sta alla buona volontà dei Comuni e della Provincia, attivarsi per raccogliere le disposizioni anticipate di trattamento (Dat) per chi voglia lasciare le proprie volontà in fatto di nutrizione ed idratazione artificiale, quando si sia impossibilitati a comunicare o ad autodeterminarsi. Ma se a Trento e a Rovereto, all’anagrafe, è possibile portare le disposizioni, per essere protocollate e archiviate, nel resto della provincia pare non ci siano disposizioni in proposito. Lo ammette il presidente del Consorzio dei Comuni, Paride Gianmoena: «Finora non abbiamo affrontato il tema - afferma - ed ho seri dubbi che i Comuni, soprattutto i più piccoli, si siano già mossi. Quello che posso dirle è che abbiamo seguito quanto si sta facendo a Trento ed al più presto convocherò i sindaci per affrontare il tema».

Va dato atto che a Trento, in commissione politiche sociale, giovedì scorso, c’è stato un incontro tra i rappresentati del Comune, della Provincia e dell’Azienda sanitaria, per confrontarsi sulle modalità da adottare per raccogliere le Dat e per informare i cittadini sul da farsi.

L’incontro parte dalla presentazione che i consiglieri del M5S hanno fatto in commissione di una proposta di delibera che chiedeva di impegnare il Comune a mettere in campo «tutti gli adempimenti necessari all’istituzione di un registro del testamento biologico». In commissione erano presenti Silvio Fedrigotti, direttore del Dipartimento Salute, Diego Conforti, direttore dell’Ufficio provinciale di innovazione e ricerca e Fabio Cembrani, direttore dell’Unità di Medicina legale dell’Azienda sanitaria.

Il consigliere cinquestelle Andrea Maschio, posto il fatto che la banca dati da istituire a livello nazionale è di là da venire, si è detto disponibile a sospendere la delibera. «In commissione c’è stato un importante confronto su come arrivare a collegare i dati che raccoglierà l’anagrafe con quelli delle cartelle elettroniche dei cittadini per rendere possibile la consultazione delle Dat. C’è stata la massima disponibilità da parte della Provincia e dell’Azienda sanitaria a valutare delle soluzioni. Una, ad esempio, potrebbe essere quella di inserire sulla TreC una voce da barrare, se il paziente ha presentato o meno le disposizioni di trattamento».

Il presidente della commissione, Michele Brugnara, punta l’attenzione sull’informazione: «Al momento, se si consulta il sito del Comune, non c’è nessuna notizia sul biotestamento. Così non va bene, per questo come commissione presenteremo la richiesta affinché l’amministrazione comunale si attivi e, in particolare, si organizzino degli incontri pubblici di informazione al proposito. Il tema è delicato, perché c’è un aspetto etico che non può essere ridotto alla compilazione di un modulo. Inoltre è importante che si sappia di cosa si parla, quando si citano i trattamenti sanitari, bisogna conoscere anche i termini, se si vogliono dare le proprie disposizioni».













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