Biaggioni: «Sulle donne violenze sempre più gravi» 

Il fenomeno. L’avvocato anti-violenze: «Sono in aumento le situazioni più pesanti, ma ci sono anche segnali positivi. Bene il codice rosso, ma da solo non basta: stiamo vicini alle vittime»


Andrea Selva


Trento. Se gli episodi di violenza sulle donne appaiono in calo, preoccupa l’aumento della gravità delle violenze, come se a una maggior consapevolezza delle vittime corrispondesse anche maggiore rabbia da parte degli uomini violenti. ne abbiamo parlato con elena biaggioni, vice presidente del centro anti violenza e avvocata impegnata sul fronte della difesa delle vittime.

Come si può leggere l’aumento della gravità dei casi e dei timori delle vittime?

È solo una mia ipotesi, ma voglio sperare che sia l’ultimo colpo di coda del problema, considerato che ci sono segnali positivi.

Quali?

La diminuzione delle violenze psicologiche e dei casi meno gravi, ma anche il miglioramento della situazione per le donne che denunciano le violenze subite: se guardo indietro, ai casi di cui mi sono occupata anche solo 5 o 6 anni fa, mi rendo conto di quanti passi avanti sono stati fatti.

Il codice rosso (che ha accelerato le procedure giudiziarie) è uno di questi passi avanti?

Sicuramente, anche se in Trentino c’era già grande sensibilità e velocità. Ma bisogna lavorare sul fronte della formazione da parte di chi deve riconoscere e valutare queste violenze (forze dell’ordine e magistrati) e non bisogna pensare che l’intervento sul fronte penale (pur utile) sia sufficiente da solo.

E allora da dove bisogna partire?

Dalle nuove generazioni, con l’impegno sul fronte dell’educazione, ma anche della scuola.

La cancellazione dei corsi di genere dalle scuole trentine è stato un passo indietro?

Sì. È giusto che nelle scuole i carabinieri o la polizia postale facciano formazione sulle nuove tecnologie (e sui rischi che queste comportano) ma bisogna insegnare anche la relazione tra i generi. Tanto più in una realtà come il Trentino dove (tra università e centro studi di genere) abbiamo tante risorse da mettere in campo.

Cosa si può fare per la violenza sommersa, che non viene denunciata?

La vittima delle violenze, quando passa alla denuncia, corre il rischio di passare (lei!) per carnefice. Su questo fronte è importante il sostegno dei centri antiviolenza. E poi vanno risolte certe contraddizioni della giustizia. Mi riferisco a casi (reali) in cui il giudice penale condanna una violenza mentre il giudice civile (in fase di separazione) invoca un (impossibile) accordo.

E gli uomini sono cambiati?

Non dobbiamo porre la questione come uno scontro tra uomini e donne, si tratta di un problema della società che in troppi casi giustifica disparità e violenze.

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