Benedizione dei caduti senza gli scolari di Levico
La dirigente: «Non li mando a una cerimonia dove non possono partecipare tutti» La scuola andrà solo a quella laica. Funzione religiosa libera, ma fuori orario, il 30
LEVICO TERME. La data del 4 novembre, tradizionalmente dedicata alla commemorazione dei defunti si avvicina, e anche a Levico si comincia ad organizzare la cerimonia che si effettua da oltre 90 anni (la prima risale al 1921), e che prevede la deposizione di un piccolo fiore su ognuna delle tombe del cimitero militare austro-ungarico da parte dei bambini delle scuole elementari, senza distinzione di nazionalità, razza o credo dei defunti.
Lo scorso anno le polemiche divamparono furiose dopo che il parroco della cittadina termale, indotto a “buoni auspici” da un gruppo di insegnanti, dovette rinunciare alla benedizione delle tombe durante la visita di alcune scolaresche. Il motivo, a quanto pare, era dovuto alla volontà di non urtare la suscettibilità degli figli degli immigrati musulmani della zona e di favorire la loro partecipazione ad una cerimonia che altrimenti avrebbero disertato. Risolto il problema con una benedizione “riparatrice” la polemica sembrava essere fortunatamente accantonata, tuttavia quest’anno la questione si ripresenta, sia pure in termini diversi ma non per questo privi di significato. La cerimonia, inizialmente prevista per la mattinata del 31 ottobre è stata, infatti, anticipata al pomeriggio del 30 alle 14.30, al di fuori quindi dell’orario scolastico per la mancata disponibilità a partecipare all’evento da parte della scuola elementare.
«Non vogliamo portare i bambini del nostro istituto ad una cerimonia dove non possano partecipare tutti», ha spiegato la dirigenti Daniela Fruet, per cui la mattina del 31 ottobre alcune classi, con i relativi insegnanti, parteciperanno ad una cerimonia laica che non prevede manifestazioni religiose mentre per il pomeriggio del 30 «abbiamo aderito all’invito degli organizzatori, e distribuiremo un volantino a tutti i genitori invitandoli a partecipare con i loro figli alla cerimonia religiosa del giorno precedente». Niente partecipazioni ufficiali dell’Istituto scolastico a cerimonie religiose, quindi. Una posizione che però non è piaciuta all’Associazione familiari dei caduti e dispersi in guerra che organizza la commemorazione insieme alla Croce Nera Austriaca, che ogni anno invia anche un omaggio floreale per l’altare del cimitero.
«Purtroppo non c’è stato nulla da fare - commenta Iole Simoni, dell’Associazione caduti -. La scuola ha rivendicato la propria autonomia decisionale sulla partecipazione a questo tipo di cerimonia, anche se ci risulta nessun genitore di fede musulmana abbia mai certo protestato per la partecipazione del proprio figlio, o che siano sorte polemiche da parte loro. Ricordo anzi che lo stesso Imam Breigheche aveva affermato di non avere certo nulla in contrario». Dello stesso avviso anche Maurizio Pinamonti, originario di Levico, ex sindaco di Calceranica, ora presidente provinciale degli alpini e insegnante a sua volta: «E’ grave che una scuola assuma certe posizioni, che mi sembrano contrarie ad un adeguato percorso formativo. Io stesso da scolaro ho partecipato a questa testimonianza e ricordo che ci veniva chiesto di posare un fiore su una tomba dove giaceva un soldato di cui non conoscevamo né il nome, né la fede. Ma non ci importava, perché era un momento formativo che aiutava a comprendere la nostra storia recente e il rispetto per i caduti in quanto esseri umani, senza sottolineare la differenza tra gli uni e gli altri».
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