«Bar e orari, basta vincoli: flessibilità anche per noi»

Il presidente Buratti (Pubblici esercizi) invoca regole uguali a quelle dei negozi «Il decreto Monti può rivoluzionare il settore. Ma le amministrazioni ci ignorano»



TRENTO. «Le liberalizzazioni di Monti potenzialmente valgono anche per la nostra categoria, consentendoci un cambiamento che potrebbe rivoluzionare l’intero settore». A parlare il presidente Giorgio Buratti, ieri, durante l’assemblea annuale dell’Associazione pubblici esercizi di Confcommercio. Lo spunto è venuto dall’innovazione, «punto che mi sta a cuore - ha affermato Buratti - direttamente collegato con il mondo della formazione». «Abbiamo bisogno di poter accogliere le innovazioni - ha aggiunto il presidente - e di poterle trasferire nel lavoro di ogni giorno. Pensiamo soltanto alle innovazioni nel campo della comunicazione, di come queste stanno radicalmente trasformando il rapporto con i nostri clienti. Internet e i social network sono strumenti che – lo sapete tutti – non possiamo ignorare, sia per la promozione di eventi che di servizi delle nostre strutture».

Anche le liberalizzazioni degli orari degli esercizi – ha sottolineato Buratti – «per certi versi sono un’innovazione. Cambieranno certamente il modo in cui eroghiamo i nostri servizi e ci apriranno una nuova serie di opportunità. Tra gli imprenditori le posizioni sono piuttosto diverse, anche all’interno del medesimo settore. Per quel che ci riguarda, le liberalizzazioni portano un nuovo modo di gestire gli orari, rendendoci finalmente la flessibilità che abbiamo richiesto fin dalla prima “lenzuolata” del decreto Bersani. Senza pianificazione e senza regole, non si capisce perché solo i pubblici esercizi dovessero ancora sottostare a obblighi che ne limitano pesantemente le possibilità di sviluppo. Dico “dovessero” per quanto vi sia ancora, come sapete, una discreta confusione sul tema della legittimità dell’attuale ordinamento provinciale. Sinceramente devo dire che mi è dispiaciuto notare come i pubblici esercizi non siano stati affatto considerati dalla stampa e, cosa ancora più grave, dalle amministrazioni». Per Buratti «l’attenzione principale, invece, è da sempre stata rivolta verso le aperture domenicali, tradendo il fatto che forse si tratti più una battaglia ideologica che una vera e propria analisi seria dei bisogni di un territorio, della sua economia e dei suoi abitanti» .

Per quanto importante, però - ha precisato il presidente dell’Associazione pubblici esercizi - «il tema delle liberalizzazioni non lo sarà mai tanto quanto quello della revisione dell’intera normativa che ci riguarda. Ci attendiamo che la Provincia di Trento, magari a partire dalla futura giunta provinciale, mette in agenda la revisione completa della legge: oggi abbiamo bisogno di una normativa che ci sia vicina e che ci consenta di sviluppare la nostra attività, invece di una che ci limiti e ci “burocratizzi”, costringendoci a sottrarre una quantità di tempo impressionante al nostro lavoro».

Tra i principali temi toccati dalla relazione del presidente, anche la necessità della formazione continua come requisito alla crescita qualitativa dell’offerta turistica trentina: per investire sulla formazione, però, è necessario ridare attrattiva e continuità alla professione turistica, soprattutto puntando sulla stagionalizzazione dei periodi attualmente di bassa affluenza. Un cambio di mentalità, si auspica Buratti, che gioverà al sistema turistico e, di riflesso, all’intera economia provinciale.













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