Bancarotta Totem, Poletti assolti
Il processo. Erano accusati di aver distratto quasi due milioni dal capitale della società fallita 9 anni dopo Alla lettura della sentenza Arrigo è scoppiato a piangere. La difesa ha dimostrato che era tutto in regola
Trento. Quando ha sentito il presidente del collegio pronunciare la parola «assolve» Arrigo Poletti si è messo a piangere. L’immobiliarista trentino, protagonista del crack dell’Aeroterminal spa, uno dei più grandi fallimenti in Trentino con un buco calcolato in oltre 200 milioni di euro, è stato assolto, insieme al fratello Ugo dall’accusa di bancarotta fraudolenta per aver distratto dal patrimonio di una società a loro riconducibile, la Totem srl, un milione e 829 mila euro versati come anticipo l’acquisto di Villa Volpi a Mogliano Veneto.
Dopo un processo durato quasi due anni, però, i giudici hanno assolto i due immobiliaristi trentini. Erano diventati noti dopo aver cercato il colpo grosso acquistando con la società Aeroterminal Venezia spa 16 ettari di terreno edificabile accanto all’aeroporto Marco Polo di Venezia. Arrigo Poletti aveva fiutato l’affare andando ad acquistare i terreni, anche piccoli appezzamenti, direttamente dai proprietari. L’obiettivo era realizzare alberghi, parcheggi, un centro direzionale e anche la fermata del vaporetto. Per raggiungere l’obiettivo aveva anche coinvolto circa 400 investitori trentini che avevano acquistato quote di Atv. Poi, però, l’avventura imprenditoriale si è impantanata in una logorante guerra di posizione con la società di gestione dell’aeroporto, la Save di Enrico Marchi, che ha impugnato in tutte le sedi le autorizzazioni di Aeroterminal. Così la società è rimasta in mezzo al guado ed è fallita. Da quel momento per Poletti, che era anche diventato presidente del Venezia Calcio, e per suo fratello sono iniziati i guai giudiziari, con il procedimento principale per il fallimento Atv che si era concluso con la condanna a 4 anni in Cassazione per Arrigo e a 3 anni per suo fratello Ugo.
Ma adesso arriva questa assoluzione che ha fatto piangere per la commozione il fratello maggiore. Forse ha pensato anche al lungo periodo passato in carcere a Trento e quando ha sentito la formula dell’assoluzione si è commosso.
Secondo l’accusa, i due fratelli, in qualità di amministratori di fatto della Totem srl, avrebbero distratto dal capitale della società un importo di un milione e 829 mila euro attraverso la compravendita simulata nel luglio del 2007 con la società Villa Gaja srl. In particolare con il versamento di una caparra confirmatoria di un milione e 720 mila euro e un acconto di 109 mila euro pagati in seguito a un contratto preliminare di compravendita firmato il 10 luglio 2007 per l’acquisizione del compendio immobiliare. La Totem, però, è fallita nove anni dopo, il 19 gennaio 2016. La Procura si è mossa su denuncia del curatore fallimentare. Secondo la procura si tratta di bancarotta per distrazione con simulazione di una vendita per mascherare un finanziamento a Villa Gaia. Secondo la difesa, sostenuta dall’avvocato Renzo Fogliata, tutti ne avrebbero beneficiato perché su Villa Volpi c'erano progetti approvati di trasformazione in albergo e appartamenti. Si sarebbe trattato di un rafforzamento del gruppo e della sua holding in vista dell’affare sul Tronchetto. Inoltre la difesa ha dimostrato che nel 2007 non c’erano segnali di dissesto del gruppo, quindi non ci poteva essere nessuna volontà di distrarre soldi. I giudici hanno accolto questa tesi e hanno assolto i due fratelli.