Bancarotta Pan Carraro Il titolare patteggia 2 anni

Riuniti due fallimenti: l’amministratore Rinaldi risarcisce anche 35 mila euro Il legale Pontalti: «Non ha preso un euro. Ha agito per salvare i 25 operai»



TRENTO. Due anni per bancarotta fraudolenta in continuazione relativa a due società, la “Pan Carraro Srl” e “Il pane Pan Carraro Srl”. Ha scelto la via del patteggiamento Marco Rinaldi, amministratore unico della Pan Carraro, difeso dai legali Luca Pontalti e Alessandro Meregalli. «Rinaldi aveva debiti accumulati sulla prima società», spiega l’avvocato Pontalti. «Per cercare di salvare i suoi 25 operai ha portato i soldi nella seconda. Ma lui non ha messo un euro in tasca», sottolinea il legale. «E ha risarcito 17.500 euro per ciascun fallimento, quindi 35 mila euro, soldi che gli hanno prestato i suoi ex operai. Intanto gli hanno confiscato il capannone, che valeva almeno 3 milioni, e purtroppo anche la casa coniugale».

Tre i capi d'accusa che riguardavano la bancarotta fraudolenta. L'imprenditore era stato accusato - in qualità di amministratore unico della fallita “Il Pane Pan Carraro srl” - di aver distratto dall'attivo societario quasi 450 mila euro finanziando la “Pan Carraro” nel periodo fra il primo marzo 2012 e il 30 settembre 2014. Sempre lo stesso imprenditore avrebbe distratto poco meno di 16 mila euro sempre da “Il Pane Pan Carraro» per finanziare - sempre a fondo perduto - la società controllata «Panificio il Fornaio» (in liquidazione) fra il giugno del 2012 e il maggio del 2014. Infine c'era l'accusa che riguardava i 47 mila euro che - stando alla ricostruzione dei fatti della Procura - Rinaldi avrebbe distratto sempre dalla «Il Pane Pan Carraro» contabilizzando quelli che erano crediti della fallita nei propri confronti come costi a carico della società. Sarebbero stati i compensi all'amministratore, compensi non dovuti secondo l'accusa. Soldi, quest'ultimi che l'imprenditore dice di aver rimesso sul conto intestato all'azienda. C’erano poi due capi d'accusa che riguardavano la fattispecie della bancarotta semplice. In primo luogo, secondo la procura, Rinaldi avrebbe aggravato il dissesto della società fallita («Il Pane Pan Carraro») non chiedendo il fallimento prima della chiusura del bilancio del dicembre del 2013. I mesi successivi, per i conti fatti dalla procura, il rapporto crediti-debiti si sarebbe ulteriormente appesantito con un segno meno vicino ad una cifra superiore ai 150 mila euro.Inoltre l'imprenditore era anche accusato - sempre all'intero della fattispecie della bancarotta semplice - di aver tenuto male le scritture contabili della società poi dichiarata fallita.

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