Avis: serve sangue, crescono i donatori
Il presidente Degaudenz: «Oggi siamo in 17 mila e abbiamo otto centri di raccolta. Tanti giovani, l’età media sta calando»
TRENTO. Aumenta la richiesta di sangue e l’Avis Trentino risponde con un aumento dei donatori. «La maggior richiesta di sangue – spiega Aldo Degaudenz, presidente dell’Avis Trentino a cui fanno capo le Avis della provincia di Trento – è legata ai progressi in campo medico. Oggi si fanno più trapianti, ci sono nuove cure per i diversi tipi di leucemia, per l’emofilia. Inoltre è aumentata l’età media e sono aumentate anche le patologie nell’anziano». Ciò nonostante, finora, l’Avis è riuscita a soddisfare le richieste, grazie ai suoi quasi 17mila donatori trentini. «Abbiamo una presenza capillare sul territorio – prosegue il presidente -In provincia ci sono 49 organizzazioni, ognuna con un presidente e un direttivo, autonomia statutaria e finanziaria». La prima Avis è nata a Rovereto nel 1941, poi Borgo, nel ’53, e a cascata le altre. All’inizio erano legate agli ospedali e le emergenza, tipo un incidente, venivano gestite, questo fino agli anni ’60-’70, con la donazione da braccio a braccio, oggi non è più così. «Negli anni Settanta, superato il principio dell’autosufficienza locale, ci si è dati un’organizzazione più puntuale e in grado di far fronte alle diverse situazioni».
Nel 2004 l’Avis si è riorganizzata come la conosciamo oggi. «Il sangue che si raccoglie viene portato alla Banca del sangue di Trento e al Centro trasfusionale di Rovereto e non viene più utilizzato intero, ma frazionato in globuli rossi, plasma e piastrine. I progressi della medicina permettono infatti trasfusioni ad hoc. Chi subisce un trapianto di fegato, per esempio, ha bisogno di globuli rossi. Inoltre dal plasma si ricavano una serie di nuovi farmaci, per la cura delle leucemia, per l’emofilia, per l’anemia mediterranea». Le diverse sedi sul territorio si occupano perlopiù della promozione, della raccolta di nuovi donatori e dei rapporti con il territorio. «Ogni settimana l’Azienda sanitaria comunica all’Avis il suo bisogno di sangue, quantità e tipo – prosegue Degaudenz -. Dai nostri uffici centrali viene organizzata la raccolta negli otto centri: la Banca del Sangue, il Centro trasfusionale di Rovereto e le unità di raccolta di Arco, Borgo, Cles, Mezzolombardo, Pergine, Tione. I donatori vengono invitati a recarsi nel centro più vicino al luogo d’abitazione, o in alcuni casi, al posto di lavoro».
Il donatore, perlopiù maschio, ha un’età media tra i 43 e i 45 anni. «L’età si sta abbassando perché sempre più giovani aderiscono – ha proseguito Degaudenz -. Che siano più maschi, anche se tra gli under 40 il 38% sono ragazze e in aumento, è legato a un fattore culturale». Nel corso dell’anno gli uomini possono fare fino a quattro donazioni, mentre le donne, per legge, solo due.
Per ogni donazione l’ente pubblico riconosce una quota all’Avis Trentino. I soldi vengono usati in parte per i costi amministrativi (personale, assicurazione dei donatori, promozione), il resto viene distribuiti alle altre organizzazioni sul territorio (per la promozione). «Diventare donatore, lo dico ai ragazzi che incontro nelle scuole - conclude il presidente – ha a che fare con la solidarietà umana e il senso di comunità che deve prevalere sull’individualismo che si sta diffondendo.»