Auto, profondo rosso tra maxi-svendite e la speranza elettrica
Mercato in calo dal 20 al 30%. I concessionari giocano la carta dei supersconti: «Occasioni fino a ieri impensabili»
TRENTO. Se avete intenzione di comprare un’auto cogliete l’attimo. Mai come ora - a sentire i venditori stremati dalla crisi - troverete le migliori offerte, gli sconti più “scandalosi” e le modalità di pagamento più convenienti. Dovete essere però tra i privilegiati che possono permettersi di cambiare macchina e questo è il classico momento in cui le famiglie decidono di tirare avanti con la vecchia carretta preferendo l’officina (se strettamente necessario) alla concessionaria. Ma oltre all’arma del prezzo e del servizio sempre più personalizzato, agli agenti resta quella dei bassi costi di esercizio: stiamo parlando delle auto ibride o elettriche, la nuova frontiera.
Intanto bisogna stringere i denti. Stefano Franceschi, titolare della concessionaria Opel e Chevrolet, è realista: «Il mercato è in contrazione, con un calo quantificabile in più del 20%. Siamo in linea con il resto d'Italia. In questo momento per chi vuole acquistare ci sono condizioni molto favorevoli, offerte di tutti i tipi e sconti molto interessanti, anche per chi ha una macchina da rottamare». C’è poi la carta dei carburanti ecocompatibili: «Pochi conoscono il contributo sulle vetture gpl che vengono direttamente dalla fabbrica: la Provincia offre 5 anni di bollo. E noi abbiamo un'ampia gamma di vetture di questo tipo: Corsa, Meriva e Astra a gpl più la Zafira a metano».
E il fenomeno elettrico Ampera? «Non è una speranza per l'immediato, ma rappresenta il futuro: la tecnologia sarà portata su altre vetture della gamma. Ha un'autonomia fino a 500 chilometri: il problema è che è una grossa berlina di 4 metri e 70 con un costo attuale abbastanza elevato. Bisognerebbe sensibilizzare l'amministrazione, perché non ci sono colonnine di ricarica (tranne una in piazza Dante), nè parcheggi gratis o la possibilità di accedere al centro storico». L’Aci chiede gli ecoincentivi locali. «Sarebbero un aiuto: ci sono in giro ancora tanti euro1 e 2», commenta Franceschi. «Con quelli potrebbe aumentare l'interesse verso tutte le vetture. Oggi la macchina è uno degli ultimi problemi. Di sicuro lo Stato, fra Iva e accise, non ci sta dando una grossa mano. Ha ristretto anche i benefici fiscali sulle auto aziendali. Da mesi le associazioni di categoria come Federauto premono sul governo, che però fa orecchie da mercante».
Daniele Pastorello, della concessionaria Volvo, Jeep e Fiat, tratteggia un quadro simile: «Parlando del nostro orticello, sta andando discretamente Volvo, che è stata attenta ad anticipare la crisi: con 20 mila euro prendi una vettura premium come la V50 da 115 cavalli. Siamo poi in attesa di una nuova auto elettrica e ibrida: la V60 plug-in, che si ricarica con la spina della corrente di casa. Fiat e Jeep invece stanno risentendo di più della crisi, come in tutta Italia e come in altri settori. Purtroppo di nuovo non ci si può inventare nulla se manca la richiesta. Abbiamo offerte sia dal punto di vista finanziario che di prodotto e di prezzo: aziendali, Km0, usati interessanti, finanziamenti, leasing o noleggi a lungo termine ai quali la gente si sta interessando. Certo, degli incentivi per rottamazione o acquisti di vetture con basso impatto ambientale ci darebbero una forte mano».
Pietro Raineri, titolare della concessionaria Bertucco (Toyota e Alfa Romeo), mette l’accento sulla situazione macroeconomica: «Sta andando bene nei mercati emergenti come Cina e Russia, mentre l'Europa è lasciata un po' a se stessa. Qui un 30% in meno ci sta tutto, pur essendo noi il primo marchio del mondo. Ci difendiamo con offerte commerciali molto forti: da pochissimo abbiamo anche un nuovo prodotto, la Yaris ibrida, che promette 32 chilometri con un litro grazie all'abbinamento di motore elettrico e termico. E' una vettura che non ha nessuno dei nostri concorrenti proposta a un prezzo aggressivo. Quanto all’Alfa non ci lamentiamo: Giulietta sta andando abbastanza bene».
E gli incentivi? «Se arrivassero saremmo contenti, ma già le case madri stanno facendo quello che non fa più lo Stato: sconti che anni fa erano impensabili».
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