Attentato al cantiere delle Ferrovie
Bruciato un escavatore, gli altri inneschi neutralizzati dai pompieri
ROVERETO. Nelle intenzioni degli attentatori, doveva essere un disastro. Per essere sicuri di sortire l'effetto desiderato, avevano disseminato il cantiere di inneschi, alcuni neutralizzati dall'intervento dei pompieri, altri invece non hanno funzionato secondo aspettative. La conta delle perdite alla Favorita è di un escavatore semidistrutto. Danni a una betoniera.
L'allarme è scattato poco dopo le 3.30 alla caserma di via Abetone. «C'è un escavatore che brucia sotto il cavalcavia della Favorita». Nell'arco di pochi minuti la squadra dei vigili del fuoco volontari era di fronte al rogo, che si stava divorando la cabina di comando dell'escavatore. Sarebbe rimasto incenerito se non ci avessero pensato i pompieri a limitare i danni, mentre spegnevano anche il principio d'incendio a una betoniera, appiccato ai copertoni del mezzo con degli inneschi di combistibile.
Il ritrovamento delle prove del dolo fa il paio con la scritta in spray chiaro lasciata sul muraglione a fianco dei mezzi danneggiati: «No nocivita", in caratteri squadrati per renderli più impersonali, vanificando così l'intervento di un perito calligrafo. A questo punto è stata chiamata la polizia, che a sua volta ha richiesto l'intervento della scientifica per repertare ogni traccia nella zona del cantiere.
Il dolo è fuori di dubbio, dunque, ed è inevitabile mettere in relazione l'attentato incendiario con lo sviluppo della rete Tav, che guarda caso passa proprio sul cavalcavia. L'accenno alla "nocività" indica che la matrice dell'azione va con ogni probabilità ricercata in quei gruppi che avversano il progetto dell'Alta capacità ferroviaria. Anarchici? Non sono i soli, in verità, ad aver criticato in maniera aspra la Tav (giusto giovedì sera alla Filarmonica si è svolta una serata informativa sull'argomento) e il malcontento per l'opera si respira anche tra civilissime famiglie in tutta la Vallagarina.
Il modus operandi però - quello dell'attentato incendiario - ricalca quello degli anarchici, anche se nessuna firma esplicita lo certifica. Senza firma esplicita è rimasto anche il rogo appiccato circa sei mesi fa a un camion militare in riparazione, parcheggiato davanti alle Officine Maranelli. Altre azioni sono state eseguite in passato contro il patrimonio delle Ferrovie, tra queste anche l'incendio doloso che distrusse due mezzi con le insegne Rfi a poca distanza dalla stazione, alcuni anni fa. Per quell'attentato finì nei guai l'anarchico spagnolo Juan Antonio Sorroche, poi arrestato perchè filmato mentre spediva la rivendicazione da un posto telefonico pubblico. In teoria, quello dell'altra notte potrebbe persino trattarsi di un gesto vandalico, ma nessuno tra gli inquirenti ci crede. La matrice è politica, ora bisogna attendere i riscontri della scientifica.
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