Attaccano l'autonomia? Spendiamo meglio i soldi
Il senatore Tonini: si deve fare meglio, partiamo da scuole, sanità e sostegno al lavoro
TRENTO. Il ministro Maria Elena Boschi attacca l’autonomia? «La solita tempesta in un bicchier d’acqua» dice Giorgio Tonini (Pd). «Tanto più che lei stessa ha frenato, dicendo che l’abolizione delle autonomie speciali non è tra gli obiettivi di questo governo» ricorda il senatore. Ad alimentare il vento della tempesta in quel bicchiere c’erano comunque gli esponenti del Pd trentino, con il presidente del consiglio provinciale Bruno Dorigatti in prima fila.
Così Tonini fa l’elenco dei motivi per cui il resto d’Italia - compresa, salvo smentite, la ministra di Renzi - ha individuato il nemico negli statuti di autonomia speciale. «Tutta colpa della Sicilia - spiega Tonini - dove con più soldi sono riusciti a fare peggio dello Stato e con il loro (cattivo) esempio mettono in cattiva luce pure noi autonomi del nord che riusciamo a fare meglio dello Stato costando - però - di più. E’ inutile nascondersi: gli italiani non ci amano».
E i vicini - lombardi e veneti - ancora meno. E allora qual è la via per difendere dall’odio le autonomie? «Quella di Degasperi» dice Tonini. E sarebbe? «Dobbiamo fare meglio dello Stato costando meno dello Stato. A poco a poco ci stiamo arrivando: la differenza che c’era (a nostro vantaggio) tra noi e le altre regioni si sta riducendo».
E alla ricerca di maggiore efficienza Tonini (che pure sottolinea come la “figuraccia” dei vitalizi alla trentina non abbia aiutato)dice che non c’è un settore di spesa “sovra-esposto” rispetto agli altri. Ma poi viene fuori - parole sue - “che spendiamo tanto per la scuola ma se andiamo a vedere i risultati in termini di formazione dei ragazzi siamo al vertice, ma alla pari con il Veneto che ha un costo inferiore per alunno: «E’ vero - dice Tonini - che noi abbiamo le scuole di montagna che richiedono costi maggiori, ma i margini per migliorare ci sono».
E poi la Sanità dove - sostiene ancora il senatore - c’è da crescere sul fronte della produttività. Senza contare i soldi che sono stati spesi per il sostegno al lavoro e alle imprese, quando la crisi sembrava un problema di breve temine, con risultati “discutibili”: «Ci accorgiamo ora che questa non è stata una politica lungimirante. Questi sono solo alcuni esempi: tutti ci riconoscono un’alta qualità del governo, ma dobbiamo essere i principali critici di noi stessi se vogliamo migliorare».