Atenei, Trento torna prima «Ottime chance di lavoro»
La classifica Censis. Svetta nella fascia delle università fra i 10 mila e i 20 mila iscritti, davanti anche a molte “grandi”. Bene l’internazionalizzazione e i servizi digitali
Trento. L’Università di Trento riconquista il podio dei migliori atenei italiani statali. Il risultato è stato ufficializzato sul quotidiano la Repubblica dal Censis, che da quasi vent’anni redige una classifica molto consultata come vademecum per la scelta universitaria.
E così dopo alcuni anni di ottimo piazzamento in seconda o terza posizione, UniTrento ha superato gli altri atenei concorrenti della fascia di riferimento e si è collocata al primo posto tra gli atenei di medie dimensioni (tra i 10mila e i 20mila iscritti) davanti a Siena e Trieste. Il punteggio totale di 97/110 è poi risultato il migliore in assoluto tra gli atenei italiani, a prescindere dalla grandezza. UniTrento si piazza così davanti ai politecnici e a grandi e rinomate università statali come Bologna e Roma Sapienza.
I punti di forza
Considerando i sei parametri presi a riferimento, decisivi per l’ottima performance sono gli indicatori: "internazionalizzazione" (104) e "comunicazione e servizi digitali” (103). Molto positivi anche gli esiti ottenuti dalle borse di studio (98) e dalle strutture (98). Da quest’anno è stato inserito anche un parametro nuovo riferito all’occupabilità, che misura il tasso di inserimento nel mondo del lavoro di laureati e laureate magistrali del 2017 a un anno dal conseguimento del titolo. Anche in questo caso Trento registra un buon punteggio (93/110).
Le facoltà
Insieme all’analisi generale per ateneo, il Censis ha pubblicato anche le classifiche per la didattica con buoni piazzamenti per l’Ateneo trentino. Nella graduatoria dei corsi di laurea a ciclo unico Trento è prima con Giurisprudenza (101,5), tredicesima per Edile-Architettura (83). Nelle lauree triennali è prima nei settori Informatica e tecnologie Ict (108), in quello scientifico (100, in cui si trovano Fisica, Matematica e Biologia) e in quello politico-sociale e comunicazione (106,5, in cui si trovano relazioni internazionali, scienze della sicurezza), al secondo posto nel settore psicologico e delle scienze cognitive (110 a pari merito con Bologna), spicca al quarto posto nel gruppo economico (103), al quinto per il settore linguistico (105), settimo in quello letterario-umanistico (92). Chiude Architettura e Ingegneria civile al 18° posto (83), al 20° Ingegneria industriale e dell’Informazione (89,5) e Arte e design al 28°posto (81,5 in cui si trovano discipline delle arti figurative e della musica).
Nelle lauree magistrali Trento ottiene ottimi piazzamenti: prima nel settore psicologico e delle scienze cognitive (110), secondo in Informatica e tecnologie Ict (103), ottavo in quello politico-sociale e comunicazione (91,5), nono in quello letterario-umanistico (94,5), decimo in quello scientifico (90) e Architettura e Ingegneria civile all’11° posto (80).
Le reazioni
Grande soddisfazione del rettore Paolo Collini: «Il primo posto tra le università di medie dimensioni, peraltro con il punteggio più alto tra tutti gli atenei italiani, è un dato che conferma la posizione ai vertici che Trento ha sempre ottenuto in questa classifica. È una dimostrazione della qualità del lavoro che svolgiamo da anni e che è certificata anche dalle massime valutazioni delle agenzie ufficiali, come l'Anvur (Agenzia per la valutazione del sistema universitario) e dagli istituti di ricerca che compilano i ranking. Una posizione solida che prova come l'Università di Trento sia uno dei migliori luoghi dove studiare e fare ricerca in Italia, se non il migliore. Ma colloca anche il nostro Ateneo al pari delle migliori università europee».
«Un risultato importante per l'intera comunità trentina, che ci rende orgogliosi, perché conferma la qualità dell'offerta che il nostro ateneo è in grado di mettere in campo», il commento dell’assessore provinciale all’università e ricerca Mirko Bisesti. Per il segretario della Cgil Franco Ianeselli «questa potrebbe essere l'occasione per la giunta di smettere di dire ai nostri giovani di pensare ad alternative all'università perché poi non si trova lavoro. Il problema non è l'Università, ma il lavoro di scarsa qualità e remunerazione offerto da troppe imprese».