Asili nido, protestano le famiglie escluse. Zanetti: «Priorità alle mamme che lavorano»
La consigliera comunale punta il dito contro i criteri utilizzati dal Comune e lancia un appello: «Dare precedenza, almeno nella seconda chiamata, ai bimbi delle coppie dove anche la madre lavora»
TRENTO. Sta facendo discutere l’assegnazione di una parte soltanto delle domande inoltrate dalle famiglie all’amministrazione comunale di Trento per i posti all’asilo nido.
La consigliera comunale di Si può fare Silvia Zanetti prende posizione in maniera molto dura. «Le domande sono state quasi 1000, i posti assegnati circa il 60% – scrive la consigliera comunale – già dalle prime ore dall’uscita della graduatoria sono cominciate le prime avvisaglie di quegli enormi disagi che le coppie trentine con bimbi piccoli iniziano a provare. Il tutto dipenderebbe dai protocolli legati al Covid, si legge. Va bene, tutti sono consapevoli che qualche limitazione ormai va sopportata. Ma la realtà è evidentemente un’altra. Sembra incredibile che il Comune si sia trovato di fatto impreparato a gestire questo tipo di emergenza, peraltro prevista con largo anticipo, che coinvolge quasi il 40% dei richiedenti un posto al nido per il proprio bimbo. Ci chiediamo allora: se al nido comunale non troviamo un posto, se nelle strutture private non troviamo posto e, se lo troviamo il costo è troppo elevato per sostenerlo, cosa accade nella realtà? E ancora, se entrambi i genitori lavorano, cosa fare? La mamma lavoratrice dovrà scegliere se continuare la sua attività, magari raggiunta con anni di sacrificio, oppure lasciarla per occuparsi del bambino. A questo siamo giunti? Perché questo è lo stato di fatto all’uscita di questa graduatoria».
Ma la consigliera punta l’attenzione anche su un’altra questione: «Si vuole davvero privilegiare la coppia dove solo uno dei due genitori lavora, mentre vengono penalizzati i genitori entrambi lavoratori?! I genitori rimasti esclusi sono increduli, le mamme lavoratrici si chiedono, nell’attesa che il Comune trovi soluzioni per il 40% dei bambini rimasti esclusi, cosa dovranno fare. La domanda che sorge spontanea durante questa crisi, anche economica, è evidente: non è forse il caso di valutare di dare precedenza, almeno nella seconda chiamata, ai bimbi delle coppie dove anche la madre lavora? Vogliamo tutelare o no il lavoro delle donne? Da anni l’amministrazione comunale intende valorizzare le pari opportunità ed il lavoro femminile. Questa è proprio l’occasione per concretizzare questi intenti. Dopotutto, a prescindere dalle risposte che l’amministrazione fornirà, la realtà attuale per i genitori dei bimbi rimasti esclusi dalla graduatoria, è evidente».