Arbitro aggredito, partita sospesa

Clima surriscaldato fra Benacense e Guaita: Barozzi spintonato per un rosso



TRENTO. Paura e delirio al "Comunale" di Riva del Garda. Il match di Prima Categoria tra Benacense e Guaita è durato solo 45 minuti: nel corso dell'intervallo il direttore di gara, Barozzi della sezione di Rovereto, ha deciso di sospendere l'incontro dopo essere stato aggredito, fisicamente e verbalmente, al centro del campo dai componenti della panchina del Guaita, pochi secondi dopo aver decretato la fine della prima frazione. Il tutto perché l'arbitro si apprestava ad espellere un giocatore ospite.

Partiamo dall'inizio. Quella tra Benacense e Guaita (squadra di Pietramurata) una partita di metà classifica ma, si sa, affrontare la nobile decaduta rivana in casa propria ha un sapore sempre particolare. Il match è tirato, il Guaita va in vantaggio e in campo gli animi sono piuttosto "caldi". L'arbitro distribuisce qualche cartellino giallo, espelle il tecnico del Guaita, Claudio Ischia (un ex, visto che ha giocato nella Benacense), dalla panchina per proteste e sembra poter tenere in pugno la partita.

Alla fine del primo tempo scoppia il finimondo: c'è un contatto tra Tomasi, difensore del Guaita, e Dione, giovane attaccante di colore della Benacense. I testimoni oculari raccontano di un colpo proibito rifilato dal giocatore ospite all'attaccante di casa. Se ne avvede anche l'arbitro che sta per estrarre il cartellino rosso ai danni di Tomasi, ma non fa in tempo. Sì, perché tutta la panchina del Guaita, dirigente accompagnatore in testa, si avventa contro il direttore di gara e lo accerchia: volano spintoni e parole pesanti.

L'arbitro riesce a raggiungere il proprio spogliatoio e si barrica all'interno. Poi, dopo aver parlato con l'osservatore arbitrale (presente ieri al campo di Riva del Garda) convoca gli allenatori e i capitani delle due squadre e comunica loro la decisione di sospendere la partita: il signor Barozzi di Rovereto non è più in condizione di dirigere l'incontro e teme per la propria incolumità fisica. Sul posto non arrivano i carabinieri, ma la giacchetta nera attende che tutti i giocatori e i dirigenti del Guaita abbandonino l'impianto prima di uscire dallo spogliatoio e far ritorno casa. Quello di Riva del Garda è stato veramente un pomeriggio di ordinaria follia.













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