Anziana abbandonata: badante condannata

Avrebbe lasciato da sola la sua assistita bloccata a letto dopo aver acceso la stufa a legna lasciando le fiamme libere. Dovrà risarcire anche 2.500 euro



TRENTO. Il racconto, che si è trasformato in una denuncia, è terribile e dopo aver sentito diversi testi, il giudice ha deciso che corrispondeva a realtà e ha condannato una donna di 56 anni a 9 mesi e al risarcimento di 2.500 euro alla parte civile. Ma probabilmente si tratta solo il primo passo di una vicenda giudiziaria che potrebbe avere ulteriori strascichi.

Ma veniamo ai fatti che sono finiti in aula dopo la richiesta di rinvio a giudizio firmata dal sostituto procuratore Pasquale Profiti. La vittima della situazione che si sarebbe venuta a creare, è una donna anziana che abita in val Rendena con seri problemi di deambulazione con un grave invalidità che l’ha portata ad aver necessità di un’assistenza continua. E quindi viene assunta una badante dell’est Europa che si occupa di lei nella sua abitazione. La coabitazione sarebbe andata bene fino ad un anno fa quando c’è stato l’episodio poi denunciato dalla famiglia dell’anziana. L’accusa spiega che quel giorno la badante avrebbe acceso la stufa a legna (ossia la cucina economica) e non avrebbe chiuso il piano con i relativi cerchi lasciando quindi le fiamme libere. Fiamme che, alimentate dalla legna, si alzavano oltre il livello del piano di ghisa. Una situazione di potenziale pericolo, anzi di un doppio potenziale pericolo. Da una parte c’era infatti la possibilità che le fiamme dessero vita ad un incendio e dall’altra che spegnendosi il fuoco si potesse liberare nell’aria monossido di carbonio. E in queste condizioni la badante se ne sarebbe andata chiudendo la porta di casa a chiave e togliendo il telefono di mano all’anziana che - costretta a letto - avrebbe cercato di dare l’allarme alla figlia. Alla fine l’intervento del figlio dell’anziana (avvertito dalla sorella) aveva riportato in sicurezza la situazione ma la badante si è ritrovata denunciata per abbandono di incapace e violenza privata su cui ha lavorato la procura fino ad arrivare alla richiesta di rinvio a giudizio.

La difesa della badante - che si è affidata all’avvocato Stefano Giampietro - ha negato nella maniera più assoluta la ricostruzione della vicenda spiegando che la badante era uscita dall’abitazione solo per cercare qualcuno che potesse aiutare lei e la sua assistita.

Alla fine, il giudice Avolio, ha però condannato la donna e nove mesi di reclusione e al pagamento alla parte civili (rappresentata dall’avvocato Andrea Antolini) di 2.500 euro a titolo di risarcimento. Ma non è escluso che si possano essere ulteriori passaggi su questa difficile vicenda.

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