«Anffas è una seconda famiglia che ci permette di respirare» 

I tagli agli stipendi. Le mamme dei ragazzi al fianco dei lavoratori in lotta: «Al centro mia figlia ride ed è serena, e io lo sono con lei. Mi piacerebbe che la giunta provinciale venisse una volta per toccare con mano la nostra realtà»



Trento. «Cosa è Anffas per noi? Una seconda famiglia. L’unica alla quale affido mia figlia perché mi fido, perché so che si occupano di lei con l’amore e l’attenzione che io e mio marito abbiamo». Le parole sono quelle della mamma di una ragazza con una grave disabilità che frequenta l’Anffas da 15 anni. «Lei è felicissima, al centro ci vuole andare sempre. E lì ride, ride di gusto, ride che è un piacere vederla». Parole di una quotidianità che è sempre un inciampo fra le mille esigenze di un figlio con disabilità. Parole che raccontano l’importanza di questo servizio per i genitori. «Anffas ci permette di respirare - racconta ancora la mamma - io e mio marito ci occupiamo in prima persona di nostra figlia e lo facciamo sempre, tranne quando lei è al centro. E abbiamo la serenità di affidarla ogni giorno a chi le vuole bene e ha le capacità per prendersi cura di lei. E lo fa con il cuore».

I timori

I timori dei lavoratori Anffas sulle possibili modifiche alla retribuzione, ha colpito al cuore di questa mamma. «C’erano dei segnali - spiega - ma speravo che non si sarebbe mai arrivato a questo. E la prospettiva che abbiamo ora davanti, sinceramente, mi fa paura. Ci fa paura. Quello che gli operatori fanno nei centri è sì un lavoro ma è anche qualcosa di più. Non è un mestiere che tutti possono fare perché ci vuole la preparazione, ci vuole la professionalità, ma ci vuole anche il cuore. Sono aspetti che forse, chi non ha a che fare direttamente con questa realtà, può anche non conoscere. È un mondo particolare, distante da quello di chi non ha figli con disabilità. E quindi a chi governa mi verrebbe spontaneo fare una proposta».

La giunta all’Anffas

Una proposta che potrebbe apparire come provocazione, ma la mamma vorrebbe che una delle date della giunta provinciale itinerante, toccasse un centro Anffas. «Potrebbero venire in un centro - spiega - per capire come è la situazione, quale lavoro si fa all’interno di queste stanze. Mi verrebbe anche da proporre di portare tutti i nostri figli in consiglio provinciale e affidarli ai consiglieri. Secondo me non resisterebbero neppure mezz’ora ma forse si renderebbero conto della situazione, del quadro generale».

Il “respiro”

L’amore di questi genitori per la figlia non può essere messo in discussione, ma la loro vita non è facile perché prendersi cura di lei è un lavoro costante. «Lo facciamo col cuore - spiega la mamma - ma è difficile e quando lei è al centro noi “respiriamo”. Forse è un’affermazione un po’ forte ma può aiutare a capire. Lei una settimana all’anno viene portata da Anffas al mare. E in quella settimana noi “respiriamo”. Con una nostalgia struggente per la nostra ragazza, ma sappiamo che lei sta bene, che lei ride. E noi “respiriamo”. E siamo pronti per ripartire. È anche per questo che Anffas è importante per noi genitori. Ed è anche importante per il lavoro che fanno sui nostri ragazzi che fanno passi da gigante grazie alle attività del centro. Mi figlia ci va tutti i giorni, dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 15. E lì sta bene, è felice. E io sono felice per lei e sono tranquilla. Perché anche quello è importante. Anffas è la mia seconda famiglia». E il pensiero al fatto che Anffas possa non esserci più toglie il sorriso a questa grande donna. «Senza i centri cosa si potrebbe fare per i nostri figli? Li mandiamo - dice - in una casa di riposo? Gente di 20, 30 anni in casa di riposo dove il personale è formato per affrontare situazioni diverse. No, non è possibile, non voglio neppure pensarci».

Il quadro generale

Anffas ha inviato una lettera al personale per spiegare che «Il contratto integrativo aziendale contiene un meccanismo di incremento automatico delle posizioni che impatta in modo strutturale e progressivo sul costo del personale. La richiesta al sindacato è di rivedere questa parte, aprendo contestualmente un confronto sul contratto integrativo. L’ipotesi su cui si intende lavorare è un meccanismo diverso dal passaggio automatico di categoria, lasciando assolutamente invariate le retribuzioni attuali». Quindi stipendio intatto e possibili ritocchi sull’integrativo e quindi su quanto si guadagna ogni mese. Una situazione della quale domani si occuperà anche l’assessore Segnana che incontrerà i vertici di Anffas per chiedere loro di aprire una contrattazione e trovare il modo di salvaguardare i dipendenti che si occupano di persone deboli e disabili, superando la data di rescissione fissata per il 31 ottobre. M.D.













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