Anarchici chiedono soldi per l’ingiusta detenzione
Respinte dalla Corte d’appello le richieste di risarcimento danni presentate da Passamani e Battisti, ma per la donna la Cassazione ha deciso il rinvio
TRENTO. Prima in carcere, per due mesi, e poi ai domiciliari. In tutto sei mesi di detenzione - fra il 2012 e il 2013 - e poi l’assoluzione in primo grado confermata anche in appello. L’accusa per Massimo Passamani, riferimento del movimento anarchico provinciale, era pesante: associazione sovversiva. Nell’inchiesta della procura di Trento oltre a lui erano finiti altri nove anarchici e una, Daniela Battisti, aveva passato poco meno di un mese e mezzo ai domiciliari. Come detto accusa pesante, e per entrambi l’assoluzione è diventata definitiva il 21 aprile del 2015. E entrambi hanno presentato l’istanza di riparazione per ingiusta detenzione. In sintesi, vista l'assoluzione, hanno chiesto tramite gli avvocati di essere risarciti per il danno subito dalla custodia cautelare. Domanda presentata e respinta dalla Corte d’appello di Trento tanto che la vicenda è finita in Cassazione. Per Passamani la suprema corte ha rigettato il ricorso mettendo quindi la parola fine alla vicenda mentre per Battisti ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza con la quale si dichiarava l'inammissibilità dell'istanza di riparazione e rinviando per nuovo esame sempre alla Corte di appello di Trento.
Per la procura trentina l’accusa nei confronti del gruppo anarchico era quella di associazione eversiva con finalità di terrorismo ma il gip aveva optato per l'ipotesi meno grave di associazione sovversiva. 28 gli episodi che erano stati contestati ai 10 anarchici: dai bancomat incendiati, ai cavi sistemati sulle strade e sulle linee ferroviarie per bloccare il traffico ma anche aggressioni e poi l'occupazione all'ex asilo di via Manzoni e la manifestazione del 7 novembre 2009 che mise a ferro e fuoco Trento. Un’indagine imponente all’interno della quale c’erano oltre 150 mila telefonate. La procura aveva chiesto la condanna con pene da 5 anni a 3 anni e 4 mesi. Per il giudice di primo grado (gli anarchici erano difesi da Mattei e de Bertolini) però, non c'erano elementi che potessero collegare gli imputati ai fatti. Conclusione cui erano arrivati anche i giudici dell’appello. L’assoluzione è quindi diventata definitiva quasi tre anni fa e i due del movimento che erano passati per la custodia cautelare, avevano chiesto la riparazione del danno subito. E se per Passamani la vicenda è chiusa, per Battisti se ne discuterà di nuovo in Corte d’appello.
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