Ama, da una stanza a un palazzo di trecento metri
L’associazione torna in via Taramelli a 19 anni dalla nascita Il fondatore Bertoldi: oggi abbiamo 67 gruppi e 11 operatori
TRENTO. Diciannove anni fa Stefano Bertoldi, giovane operatore del Servizio Alcologia, ebbe un’intuizione: applicare l’approccio, basato sulla condivisione delle esperienze, dei club degli alcolisti in trattamento ad altri ambiti. Partì dalla disabilità e gli fu concessa una stanza nella sede della Rete, in via Taramelli. Nacque l’Ama, l’Associazione auto mutuo aiuto, che riprendeva concetti e tecniche già in uso all’estero, soprattutto negli Usa, ma che in Italia ancora non esisteva.
Oggi, quasi 4 lustri dopo, l’Ama ritorna in via Taramelli: non in una stanza ma in due immobili di 300 metri, assieme al “Punto famiglie” del Comune. Ci torna con una “squadra” di nove operatrici e due operatori (tutti part-time) e ben 67 gruppi attivati: «Gli ambiti sono i più diversi», spiega la coordinatrice Sandra Venturelli. «Dal gioco al dimagrimento, all’elaborazione del lutto, a tutte le problematiche legate alla salute mentale (ansia, depressione e attacchi di panico), a fumo, separazioni, solitudine, autostima, ma ci sono anche le neomamme, i nonni...». I puntini di sospensione sono necessari visto che gli ambiti di intervento sono quaranta, spiega Bertoldi: «I club avevano dato risultati straordinari, in termini di sobrietà ma soprattutto di cambiamento di stili di vita. I gruppi si basano sullo stesso principio, l’interazione e il sentirsi utili, perché aiutare gli altri è aiutare se stessi. Funzionano bene anche perché si tengono quando i servizi sono chiusi, spesso la sera. E fanno nascere relazioni: capita che i partecipanti vadano al mare assieme».
La nuova sede, che dista da quella della Rete un centinaio di metri, ha tanta luce, ampi spazi e un bel cortile. C’è persino una “cantinota” dove fare riunioni e proiezioni. Ieri l’inaugurazione, con la partecipazione delle assessore Mariachiara Franzoia, del Comune, e Violetta Plotegher, della Regione. Più piccolo ma accogliente il Punto famiglie, ieri pieno di bimbi che giocavano. «È uno spazio libero di incontro e scambio di esperienze, dove si possono fare anche percorsi di sostegno», spiega Franzoia. Ad allietare l’evento la chitarra di Giacomo Gardumi, autore della hit “Mi resto en Bondon” e facilitatore di un gruppo di giovani in carico al Servizio di Salute mentale.