Alunni stranieri, i docenti chiedono più strumenti
I professori del comprensivo Rovereto sud polemizzano sugli aumenti ai dirigenti «La politica non si accorge dei nostri problemi. La situazione è sempre più grave»
ROVERETO. Di fronte alla notizia degli (importanti) aumenti dei dirigenti della scuola trentina gli insegnanti delle scuole primarie dell'istituto comprensivo di Rovereto sud hanno preso carta e penna per lamentarsi di una situazione che risulta essere “beffarda”. Sono cinque le fasce del premio di posizione, così come strutturato dagli uffici provinciali: si va da un massimo di 34.370 euro alla prima fascia da 21.630 euro (lordi, ovviamente). «Quando abbiamo letto le tabelle sugli organi di stampa, a scuola siamo rimasti esterrefatti – racconta Giuliano Gardumi, portavoce del centinaio di insegnanti che ha inviato la lettera al Trentino – in tempi di profonda crisi, quale quello che stiamo quasi tutti attraversando, spesso noi stessi docenti parliamo sottovoce dei nostri problemi, consapevoli di poter risultare offensivi nei confronti di coloro che in questi mesi hanno perso e continuano a perdere il lavoro. Ma questa dei dirigenti sembra decisamente un'altra partita, merita da parte nostra una sottolineatura e, perché no, una decisa stroncatura: il limite sembra oltrepassato».
Gli appunti dei docenti roveretani al sistema scolastico provinciale sono svariati. «Il nostro stipendio è fermo contrattualmente al 2008 - premettono - da gennaio 2012 inoltre molti colleghi si sono visti bloccare lo scatto di anzianità». Per non parlare del cosiddetto “Foreg” (il premio di produzione): pare bloccato anche quello. Anche chi deve andare in pensione non può sorridere: «coloro che in questi mesi vanno a riposo si vedono negato, per il calcolo della pensione, l’aumento dovuto». Nella scuola «si devono fare i conti con un numero sempre più elevato di problematiche e di complessità sempre più difficilmente governabili e queste complessità è dato a noi insegnanti di affrontarle e darne risposta diretta e immediata». Ma con i continui tagli alle spese scolastiche i problemi si accavvallano.
«Nella nostra città - spiegano gli insegnanti - il tema degli alunni stranieri in arrivo nelle nostre scuole, magari ad anno avanzato, sta diventando di una delicatezza e gravità cui sembra non corrispondere, a livello politico e dirigenziale, un’adeguata risposta di qualità e perché no, di quantità». Servirebbe un “facilitore”, ma i soldi mancano. Ad aggravare il lavoro degli insegnanti anche «la progressiva e invisibile perdita di mezze cattedre», che pesa sull’organizzazione delle attività. «Noi non accusiamo i dirigenti, ma a livello politico non si rendono conto delle problematiche - conclude Gardumi - serve un intervento strutturale per permettere anche a noi insegnanti di lavorare con tutti gli strumenti adeguati». (n.f.)
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