Alluvioni, il piano di emergenza 

I rischi dal fiume Adige. Il documento operativo ha preso in esame lo scenario peggiore: una portata di 2.500 metri cubi al secondo Sono 18mila le persone che vivono in aree a rischio, ma una eventuale evacuazione interesserebbe al massimo 4mila residenti



Trento. Immaginatevi l’Adige con una portata di 2.500 metri cubi al secondo (nel 1966, con l’alluvione, furono 2.300), gli argini del fiume a Trento nord che cedono e l’acqua che tracima nelle aree centro-meridionali della città. Impossibile? Improbabile. Ma non impossibile. Non a caso è su questo scenario (secondo il modello adottato può verificarsi in media ogni 200 anni) che è stato scritto il nuovo “Piano d’emergenza di inondazione del fiume Adige”, un lavoro-monstre che ha impegnato i tecnici nei vari settori di competenza per più di due anni. Un lavoro necessario, visto che il precedente piano era stato scritto dopo l’alluvione del 1966. Da allora sono stati fatti tanti passi in avanti in termini di sicurezza, non solo lungo il corso del fiume ma anche nel sistema di laminazione delle acque. Da qui la necessità di riscrivere e aggiornare il documento.

Proprio in questi giorni il piano – diviso in sei sezioni - viene presentato nelle varie circoscrizioni, con l’obiettivo di raccogliere le osservazioni per poi portare il documento alla definitiva adozione in consiglio comunale.

La soglia di allarme

Ad oggi, la soglia oltre la quale scatta l’allarme è una portata del fiume di 2.050 metri cubi al secondo. Per capirsi: ad ottobre, con la tempesta Vaia, si è arrivati a 1.950 in un arco temporale piuttosto breve. A 2.050 metri cubi non ci dovrebbero essere problemi particolari, se non un rischio di “rigurgito” dell’Adigetto. Come detto, lo scenario preso in esame valuta le conseguenze sulla città capoluogo con una portata di 2.500 metri cubi al secondo, ben oltre quindi il livello del 1966.

Quando scatta l’evacuazione

A 40-45 ore dall’arrivo di un evento atmosferico particolarmente significativo, le comunicazioni sono “interne”, ovvero riguardano gli addetti ai lavori. L’allarme vero e proprio arriva 24 ore prima della piena, quando le previsioni possono dare un quadro realistico della situazione. A quel punto scatta il piano di evacuazione delle zone considerate a rischio. Sono venti complessivamente i settori della città a rischio individuati. A 18 ore dalle previsioni di piena, le aree vengono chiuse e parte l’allerta alla popolazione attraverso tutti i canali di comunicazioni possibili, da quelli tradizionali ai social. A 6 ore dalla piena è possibile uscire dalle zone a rischio ma non entrare, a 2 ore dalla piena viene istituito il divieto di circolazione a piedi nelle zone a rischio.

18mila residenti a rischio

Nello scenario preso in esame, sono circa 18mila i residenti della città di Trento che vivono nelle aree a rischio. I tecnici hanno calcolato che, dopo l’allarme, almeno il 30% lasci le zone interessate trovando in modo autonomo un alloggio alternativo. Nella zona della sinistra Adige ci sono gli edifici più alti: in questo caso solamente i piani più bassi sarebbero interessati all’evacuazione, mentre le persone potrebbero anche rimanere nei piani alti, dotandosi di un “kit di sopravvivenza” per 48 ore, anche se normalmente una piena dura la metà del tempo. Il kit deve considerare che nel periodo di piena, luce, acqua e gas potrebbero non essere erogati o comunque non utilizzabili (vedi l’acqua). Sulla destra Adige (ad esempio le campagne di Romagnano) sarebbe prevista un’evacuazione pressoché integrale considerando che ci sono quasi esclusivamente abitazioni basse e quindi interessate dall’alluvione.

L’evacuazione

Nella peggiore delle ipotesi, si calcola che sarebbero evacuate 4mila persone e che per portare a termine le operazioni sarebbero necessarie almeno 150-200 persone. Sono previsti per ogni settore punti di raccolta dove si troveranno anche i mezzi di Trentino Trasporti pronti per portare le persone nelle palestre e nelle scuole della collina di Trento, dove saranno allestiti gli alloggi di fortuna. Nel caso non ci fossero sufficienti brandine, è pronto un elenco di strutture ricettive che ospiteranno gli evacuati che necessitano del posto letto.

Città fantasma

Con l’evacuazione, scatteranno anche la chiusura di tutte le scuole e degli uffici, per “depotenziare” al massimo la città nelle ore di piena. Prevista anche la chiusura di tutti i sottopassi (pericolosissimi in caso di alluvione) e il divieto, a partire da 2 ore prima dalla piena, di recuperare i mezzi posteggiati negli interrati o seminterrati.

Esercitazioni

Come detto, quello preso in esame è lo scenario peggiore. Per poterlo attuare, nel caso si verificasse anche solo in parte, saranno predisposte esercitazioni che riguarderanno non solo gli operatori della protezione civile ma anche la popolazione. G.F.P.-D.P.

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