All’ospedale San Lorenzo assistiti verso quota 4 mila

Nel 2011 erano stati 3.900 e la spesa complessiva era stata di circa 48 milioni L’assessore provinciale alla salute Rossi garantisce: «Non c’è rischio di chiusura»


di Luigi Carretta


BORGO. «A Borgo l’ospedale resta». È questo lo slogan uscito dalla serata che ha visto lo stato maggiore del Patt riunito all’incontro pubblico di venerdì sera presso il municipio di Borgo, alla presenza dell’assessore alla sanità Ugo Rossi. Tema della conferenza la sanità locale, sotto attacco a seguito della spending review di Monti e l’ospedale di Borgo in particolare, salvo dai tagli per il momento ma inizialmente indicato come una delle strutture da chiudere, cosa che ha allarmato non poco popolazione e vertici provinciali. Con il consigliere provinciale Dallapiccola a presentare l’incontro, insieme al sindaco di Borgo Dalledonne, al presidente della Comunità di valle D’Andrea e all’assessore alla sanità Ganarin anche molti sindaci della bassa Valsugana, medici e personale della struttura ospedaliera di Borgo, oltre ai cittadini.

L’assessore provinciale ha quindi illustrato lo stato di salute della struttura sanitaria valsuganotta e provinciale ad un pubblico attento. Rossi ha esordito senza tanti giri di parole, e ha chiaramente detto che il momento attuale è forse il più difficile che l’autonomia trentina sta attraversando, visti i continui attacchi che le sono portati sia dal governo centrale, sia da alcune forze politiche che remano contro l’autonomia di Trento e Bolzano. Niente nomi, ma il riferimento alla Lega e alle recenti uscite di de Eccher sono parse chiare a tutti. E prima di affrontare il nodo dell’ospedale e del sistema sanitario ha voluto precisare il quadro in cui ci si sta muovendo in questo momento. Con il tono pacato che gli è proprio non ha avuto remore nell’associare l’attuale governo alla figura del ladro che va a prendere i soldi dove ci sono, ossia dalle regioni e dalle provincie che nel tempo hanno meglio amministrato, grazie a regole che sono state decise dall’alto e senza confronto. «In questo momento non abbiamo un interlocutore - ha infatti affermato l’assessore - in quanto il governo semplicemente non dialoga». Pochi i dubbi sulla qualità dell’azione governativa, tesa solo a fare tornare i conti nell’immediato: «Si bada solo a risparmiare, deresponsabilizzando le regioni ed eliminando centri di spesa, cosa che sul lungo periodo si rivelerà dannosa».

Nel confronto si è salvato per il momento l’ospedale di Borgo, insieme alle altre strutture ospedaliere decentrate sulla Provincia, ma l’attenzione resta comunque alta, perché la sanità è da sempre una delle voci predominanti nei bilanci pubblici. Attualmente sulla sanità la strategia provinciale prevede tre punti chiave attorno alla quale sviluppare le realtà locali come Borgo: un ospedale centrale, il Santa Chiara, destinato a spostarsi ed ad ingrandirsi, un territorio provinciale particolare, su cui insistono realtà di eccellenza che bisognerà mantenere nell’ottica di un ospedale con sedi periferiche ad esso collegate, e la domiciliarità.

Per quanto riguarda l’ospedale di Borgo i dati parlano di un incremento degli assistiti, arrivati a 3.900 nel 2011 contro i poco meno di 3.500 del 2009, con le eccellenze attualmente rappresentate da chirurgia orale e ortopedia, collegate in rete al sistema provinciale e che quindi forniscono assistenza anche ad altri cittadini trentini residenti in provincia, il tutto a fronte di un costo annuo per la struttura di circa 48 milioni di euro. Pur non sollevando nuovamente la questione relativa al centro nascite della struttura l’assessore ha anche sottolineato come alcune specializzazioni, a fronte di un numero complessivo di abitanti tutto sommato limitato, richiedano una concentrazione e un appoggio ad altri centri, come ad esempio per la patologia neonatale.

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