Al via la Pedemontana, timori in Valsugana
Partiti i lavori. Anderle: «Garanzie sulla ferrovia o si fa la Valdastico»
TRENTO. «Questa è un'opera di promozione economica. Non è solo la superstrada del federalismo viabilistico ma voglio che sia anche la superstrada del federalismo lavorativo». Così il presidente del Veneto Luca Zaia ieri ha inaugurato in pompa magna, a Romano d'Ezzelino, il cantiere base della Pedemontana Veneta, 94 chilometri e mezzo che collegheranno Montecchio Maggiore (Vicenza) a Spresiano (Treviso), attraversando 22 comuni vicentini e 14 comuni trevigiani. Un'opera da 2.130 milioni che richiederà 6 anni di lavori. «Abbiamo già in fase di approvazione il secondo lotto tra Bassano e Breganze», ha annunciato il commissario governativo Silvano Vernizzi.
E proprio il completamento della Pedemontana potrebbe avere un effetto diretto sulla Valsugana, quando i veneti troveranno più conveniente, in termini di chilometri da percorrere, raggiungere Trento e l'A22 passando dalla Valsugana anziché da Verona. Alcune stime parlano di un aumento da 13 mila a 35 mila veicoli giornalieri, un carico che per i fautori della Valdastico rende indispensabile realizzare il tratto trentino della A31. Più prudente Renzo Anderle, ex sindaco di Pergine e consigliere provinciale dell'Upt. «Serve un accordo politico che coinvolga Trentino, Alto Adige, Regione Veneto e lo Stato. Qui è in gioco la vivibilità e la crescita di un territorio. Se ci fossero da Roma garanzie precise sullo sviluppo del traffico merci su ferrovia, la Valdastico diventerebbe meno strategica. Ma se così non fosse, il problema di un sovraccarico di auto sulla Valsugana esiste, e nessuno può obiettare che la Valdastico possa scaricarne una parte».