L'EMERGENZA

«Aiuto a chi vive in affitto: Itea sospenda i pagamenti» 

L’appello dei sindacati. L’emergenza economica mette a rischio molte famiglie trentine: Cgil, Cisl e Uil chiedono interventi anche per gli alloggi privati, «ma tutelando i proprietari»



TRENTO. L’emergenza sanitaria sta lasciando spazio all’emergenza economica. Il Coronavirus colpisce tutti, in maniera più o meno pesante. Le famiglie faticano a soddisfare i propri bisogni primari, cibo e casa innanzitutto. Se per la prima istanza alcune modalità di aiuto sono già state individuate, e lo stesso vale per chi ha difficoltà a mantenere l’impegno con le banche per il pagamento delle rate del mutuo, adesso si pone il problema degli inquilini che cominciano ad avere difficoltà a pagare l’affitto, in alloggi pubblici e privati. Ecco perché i sindacati chiedono alla Provincia di intervenire in tal senso. Cgil, Cisl e Uil, seppur con toni differenti, propongono la medesima soluzione: il congelamento (rinvio) del pagamento di alcune mensilità per quanto concerne gli alloggi pubblici. Viene chiesto un incontro con l’assessora provinciale Stefania Segnana e con i vertici di Itea.

Cgil e Cisl lanciano l’allarme

«Ci sono moltissime famiglie che vivono in affitto, in alloggi pubblici e in abitazioni private. Anche a tutti loro bisogna dare una risposta con la sospensione o rinegoziazione dei canoni, il blocco temporaneo delle spese condominiali. Servono misure urgenti per arginare un problema che rischia di mettere in ginocchio moltissime famiglie anche in Trentino. Sul piano degli alloggi pubblici è necessario prevedere la sospensione del canone di locazione e, nei casi in cui questa misura non fosse sufficiente anche per l’esiguità degli importi, prevedere subito la sospensione delle spese condominiali o la loro dilazione nel tempo. Allo stesso tempo, per le famiglie che sono colpite dal contagio e si trovano di fronte a spese sanitarie impreviste, occorre pensare a forme di sostegno ad hoc. Sul fronte degli alloggi privati si propone un accordo tra sindacati degli inquilini e rappresentanti dei proprietari. Per dare respiro alle famiglie la strada da incentivare è la rinegoziazione del contratto, con riduzione del canone anche temporanea. Serve attivare un fondo affitti come quello previsto a livello nazionale. Infine, il fronte degli studenti e dei lavoratori fuori sede. Per i primi vanno sospesi gli affitti di alloggi in questo momento non utilizzati e rimodulati i canoni sulla base delle nuove condizioni economiche delle famiglie. Per chi ha contratti sul libero mercato si propone la rinegoziazione o il recesso anticipato senza penali. Per i lavoratori fuori sede la possibilità di disdetta del contratto senza riconoscimento del preavviso, ai proprietari un credito di imposta a copertura del mancato ricavo».

Le proposte della Uil

«La proposta è di far spostare e congelare di almeno tre mesi il pagamento del canone delle case pubbliche per coloro che sono rimasti senza lavoro o subiscono la decurtazione della retribuzione perché collocati in cassa integrazione o sospensione nel Fondo Solidarietà. Si potrà procedere quindi successivamente, ratealmente, al recupero delle mensilità arretrate e delle spese di amministrazione, utilizzando lo stesso sistema di queste ultime. Per il comparto privato non si può pensare di lasciare soli gli inquilini, ma nemmeno i proprietari, soprattutto quelli piccoli, perché intervengano unilateralmente, magari con una temporanea riduzione del canone di affitto per gli inquilini, in momentaneo stato di necessità. Spesso questi affitti sono per i piccoli proprietari integrazioni importantissime, soprattutto se il reddito principale deriva da lavoro dipendente (e quindi soggetto anch’esso magari a cassa integrazione e/o che potrebbe saltare per licenziamento) o da lavoro autonomo che, in massima parte, con l’emergenza, risulta fermo. In questo caso la Provincia e i Comuni potrebbero introdurre forme di sostegno dell’affitto mirate. Magari attraverso l’allargamento delle liste dei beneficiari dell’integrazione canone, peraltro ridotte solo nei mesi scorsi, e quindi recuperando facilmente tante famiglie escluse. Oppure aprendo alla riduzione dei carichi fiscali per i “proprietari virtuosi”, che trasformassero i loro canoni di mercato in canoni concordati (30% in meno) e che possono in cambio godere di un trattamento fiscale meno pesante (cedolare secca). Infine, sentiamo la mancanza dell’adozione, da parte del Comune di Trento e delle Comunità di Valle (esclusa la Vallagarina che lo ha sperimentato ma non sappiamo se ancora sussiste) di quel “fondo per la morosità incolpevole” che oggi sarebbe già di per sé la risposta al problema. E’ un tema che, passata la bufera, si dovrà necessariamente rimettere in calendario, assieme alla formale ed ineludibile presenza delle parti sociali al tavolo delle “politiche abitative provinciali”, all’istituzione di un “Fondo di Garanzia” e al decollo di un “piano casa provinciale”».













Scuola & Ricerca

In primo piano