Scuola

Ai "nostri" ragazzi le divise non piacciono

Abbiamo raccolto alcune opinioni tra gli studenti-giornalisti che hanno frequentato il "Trentino" per uno stage. La maggior parte teme per la limitazione della libertà di espressione



TRENTO. "Personalmente credo che l’adozione di una divisa a scuola, per quanto riguarda gli istituti secondari di primo e secondo grado, sia sbagliata. In primis, infatti, ognuno è libero di vestirsi come meglio crede (sempre cercando di essere decorosi nel farlo). In secondo luogo, il costo di tali divise potrebbe essere problematico per alcune famiglie. Infine penso che il modo in cui ci vestiamo spesso indichi chi siamo, cosa proviamo, e quindi essere privati della libertà di scegliere i propri indumenti potrebbe rappresentare un ostacolo per l’espressione della nostra personalità”.

Parola di Matteo Mussari, uno dei "nostri" studenti-giornalisti. A cui fa eco la "collega" Fabiana Di Felice: "Ritengo che l’introduzione delle divise sia anacronistico, considerato il fatto che la scuola non dovrebbe omologare ognuno di noi a un modello ideale, ma valorizzare l’individualità. La diversità, di vestirsi e di esprimersi, è qualcosa di naturale e assolutamente apprezzabile, che dovrebbe essere garantito. Lo spirito di appartenenza, d’altra parte, non si misura con giacche e cravatte, ma con ricordi ed esperienze che lasciano il segno. L’eredità della nostra esperienza scolastica non può e non deve essere un ritorno al passato".













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