Agrone, le campane motorizzate
Concluso l’intervento nella chiesa di Sant’Antonio costato 20 mila euro
PIEVE DI BONO-PREZZO. Le campane in cima al campanile della chiesa di Sant’Antonio Abate di Agrone, frazione di Pieve di Bono e Prezzo, sono tornate a suonare senza l’ausilio delle corde. La cella campanaria è stata dotata di un moderno impianto elettrico grazie all’intervento di una ditta specializzata che ha messo a punto anche l’orologio della torre. Il sacrestano Gelmino Armani non avrà più l’incombenza giornaliera, basterà pianificare il suono delle campane che agiranno autonomamente. Un paio di anni fa, in occasione del restauro della chiesa, era rimasto del denaro in cassa e allora fu deciso, da parte del consiglio pastorale, di demandare a padre Artemio Uberti, arciprete della Pieve e Valdaone, di far fronte a questa ulteriore spesa di 20 mila euro.
La struttura campanaria di Agrone vanta una lunga storia. Edificata una prima volta nel 1532 si presume che già allora fosse dotata di altre campane. Nel 1851, per affiancarne all’unica rimasta delle altre, ne furono acquistate quattro dal comune di Cimego. Le cinque campane svolsero la loro funzione fino alla grande guerra (1914 - 1918) quando furono requisite dall’Impero per poi essere fuse per farne cannoni. Lo spiega bene Antonio Armani: «Nell’occasione la gente di Agrone era riuscita a salvaguardarne la più piccola per poi nasconderla in una buca della calce. Nel 1919, al loro rientro dal Bleggio dove erano stati profughi, i paesani riuscirono a recuperarla per poi rimetterla sul campanile dove per dieci anni, in concomitanza di funzioni religiose e anche per scandire l’orario scolastico, continuò a suonare. Nel 1929, recepiti i soldi per i danni di guerra, l’allora comune di Agrone, in data 5 luglio, ne fece fondere quattro a Seregno dalla ditta Ottolina, ed in occasione della festa della Madonna Immacolata, di data 8 dicembre, furono benedette. (a.p.)