IL LUTTO

Addio a Rosa Micheli, «bandiera» della Rete

Aveva 34 anni ed era il simbolo della cooperativa di sostegno ai disabili. In tanti oggi piangono la sua forza e il suo sorriso


di Carlo Martinelli


TRENTO. Sorrideva, sorrideva sempre Rosa Micheli. Anche quando quel suo corpo dimezzato, con il quale conviveva dalla nascita, faceva le bizze e la costringeva al dolore, alla paura, ai medici, alle visite. Sorrideva sempre, perché nella sua dolcissima semplicità aveva scelto di prendere quel che poteva - ed anche di più, spesso e volentieri - anziché lamentarsi di quel che non c’era, di ciò che non aveva. Per questo, senza volerlo, con quella naturalezza che le era innata e che conquistava chiunque avesse il privilegio di conoscerla (chi scrive, ad esempio, ed è dono del quale non ci si potrà mai scordare), era diventata una sorta di simbolo per quelle persone con disabilità che percorrono le tante accidentate strade di un mondo che si vorrebbe solo a misura di “normale”.

Per questo, oggi, in molto la piangono e la salutano. Rosa Micheli se ne è andata alla vigilia di Natale. Aveva 34 anni, la gran parte passati al Villaggio Sos dove aveva trovato una famiglia adottiva. In “sella” alla sua carrozzina - la compagna inseparabile sulla quale scherzava: l’ultima aveva le ruote color del rame e lei ne era fiera - aveva saputo conquistare fette di libertà e di dignità. Lo aveva fatto in particolare a La Rete, la cooperativa sociale che offre servizi di sostegno alle persone con disabilità ed alle loro famiglie. Succede dal 1988 e nel cammino dell’associazione Rosa era diventata un punto di riferimento, un simbolo. Aveva regalato emozioni non descrivibili quando, infilata in una calzamaglia nera, si era lanciata in uno spettacolo di danza. E agli occhi dell’abitudine dei sedicenti “normali” quel che poteva apparire come corpo goffo, pesante, costretto, immobile, si era rivelato leggero, aereo, libero, desiderante.

Questa era Rosa. I sogni e i capitomboli del cuore, la battuta sulla Juventus, la bevanda al cioccolato al distributore automatico “anche se forse esagero”, le ricerche per scoprire come, in giro per il mondo, le persone con disabilità conquistassero spazi e opportunità. Era curiosa, Rosa. Amava la musica e “sentiva” il richiamo della natura. Poche settimane fa il suo volto sorridente era entrato nelle case di migliaia di persone quando era stata intervistata dal Tg Rai: raccontava con gioia vera delle sensazioni provate quando - grazie ai volontari della Sosat che da 25 anni collaborano con la Rete per portare in alta montagna ragazzi con disabilità - aveva raggiunto vette e superato torrenti. Lei non lo sapeva, ma ora glielo si può dire: pensava di ricevere qualcosa dagli altri, da chi le era vicino come sono vicini alle tante persone con disabilità di questa nostra terra.

Ed invece ha dato, ha dato tanto. Ha contribuito a ridisegnare quella scala di valori che i sedicenti “normali” si portano spesso appresso. Ricchi di tutto per stringere sovente il nulla. Ecco, Rosa Micheli - spingendo sbuffando quella sua carrozzina, non negandosi le gioie della musica e degli amici, della pizza e dei film, lavorando ogni giorno (guardacaso: in una azienda che produce strumenti musicali) e ogni giorno sapendosi mettere in rete con altre persone con disabilità - ha trasformato il meno in più. E’ stata una piccola grande donna apparentemente imprigionata in un corpo dimezzato ed invece forte ed orgogliosa del suo cuore, grande il doppio. I suoi tanti amici, i molti che le hanno voluto bene, sanno che oggi lei pretende da loro proprio quello: un sorriso. Perché Rosa Micheli questo era, ed è ancora: un sorriso.

Il funerale sarà celebrato domani alle 15 alla chiesa di Sant’Antonio.













Scuola & Ricerca

In primo piano