Addio a Bontadi, re del caffè roveretano
L’ultimo erede della famiglia di torrefattori è morto all’età di 80 anni. La sua passione per le auto, il golf e il lago di Cei
ROVERETO. Aveva compiuto 80 anni il 9 maggio e da tre giorni era ricoverato ad Arco per problemi di salute. Ma nulla faceva pensare ad una morte così improvvisa: ieri mattina, invece, ha cessato di battere il cuore di Remo Bontadi, il re del caffè rovertano, l’ultimo erede di una famiglia di torrefattori protagonista dell’imprenditoria roveretana. Remo Bontadi aveva portato avanti l’attività di famiglia (nel 1860 è citato nei documenti un Carlo Bontadi dedito al commercio del caffè) fino al 2004 quando aveva deciso di passare la mano a Stefano Andreis, titolare della Torrefazione Bontadi, considerato che i due figli Sarah e Jarno avevano fatto altre scelte professionali, lei gestisce la caffetteria di via Paoli, lui è ricercatore del Crn a Trento. A Remo Bontadi vanno riconosciute, come sottolinea Andreis, grandi capacità professionali: «Remo è stato un grande maestro del caffè, uno dei maggiori esperti al mondo.
Era l’anima della sua Torrefazione e anche per noi, quando formalmente si è ritirato dall’attività imprenditoriale, è sempre stato un punto di riferimento importantissimo». Tanto che Remo, anche se segnato dalla malattia, ha voluto essere presente il 22 gennaio scorso all’inaugurazione del Museo del caffé aperto in vicolo del Messaggero all’interno della sua torrefazione .
Non aveva un carattere facile, ricorda chi lo ha conosciuto, Remo Bontadi: talvolta spigoloso, pungente, irruente che non ammetteva troppe discussioni. Nella sua vita c’è stata anche una breve parentesi politica con la nascita della Lega Nord a Rovereto. Era stato tra i fondatori della sezione roveretana, aveva ricoperto il ruolo di segretario ed era stato lui ad accogliere Bossi nel 1993 a Rovereto in un Supercinema che non riusciva a contenere la folla.
«E’ stata l’unica parentesi politica di papà - ricorda la figlia Sarah - forse perché lui non aveva ambizioni politiche... Papà invece è stato un uomo di grande cultura e di grande memoria». «Un vulcano di idee» come lo ricorda Giampietro Vecli suo compagno di partito e già assessore provinciale. Una vita movimentata, quella di Remo Bontadi, contrassegnata anche da grandi passioni per le automobili, le moto da trial, il biliardo e il golf. Viveva tra Rovereto, Malcesine e Verona.
Ma nel suo cuore c’era un posto speciale che raggiungeva appena possibile per trascorre qualche ora in tranquillità: amava tantissimo la casa al lago di Cei, la frequentava in tutte le stagioni da solo o in compagnia di amici. Una passione speciale per il lago di Cei tanto avrebbe espresso non molto tempo fa un desiderio: alla sua morte avrebbe voluto che le ceneri fossero sparse nelle acque del lago. Il funerale di Remo Bontadi è fissato per domani alle 16 nella chiesa di San Marco. Da oggi alle 13 al cimitero di San Marco sarà allestita la camera ardente. (g.r.)
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