«Acqua, ora potremo gestire i conflitti» 

Centrali, partita da 100 milioni. Gilmozzi: «La competenza provinciale ci consente di affrontare gli squilibri legati al clima»


di Andrea Selva


TRENTO. «Un passaggio epocale che ci consentirà anche di gestire al meglio i nuovi equilibri nell’uso dell’acqua, legati ai cambiamenti climatici». Così l’assessore provinciale Mauro Gilmozzi commenta l’accordo tra lo Stato e le Province di Trento e Bolzano sulle concessioni delle grandi derivazioni idroelettriche.

Assessore Gilmozzi, la Provincia già si occupa delle concessioni. Perché si tratta di un passaggio così importante?

È vero che abbiamo assunto la proprietà delle acque nel 2009, così come le altre regioni, ma nel frattempo sono intervenute tante e tali norme di condizionamento che non ci hanno permesso di esercitare questa prerogativa, tanto che varie situazioni sono finite paralizzate dai contenziosi.

Ci saranno vantaggi economici per la Provincia di Trento?

La partita dei canoni vale 100 milioni di euro, che per la massima parte (il 90 per cento) vanno a beneficio dei comuni. Si tratta di soldi che già erano in Trentino. La novità è che possiamo trovare una nostra via nella gestione di queste risorse.

Fino a che punto arriva il raggio d’azione della Provincia di Trento sull’acqua a fini idroelettrici?

Naturalmente ci dovremo muovere all’interno di un sistema di regole nazionali ed europee, a partire dai deflussi minimi vitali. Ma pensiamo alle tariffe: le agenzie nazionali dovranno consultarci prima di assumere qualunque provvedimento, nel rispetto delle nostre prerogative. Prima non era così: avevamo una teorica competenza, di fatto molto ostacolata da una serie di competenze dello Stato intervenute dopo il 2009.

Aumenteranno le risorse per i nostri territori?

La sfida in realtà è quella di mantenere quelle attuali. Le condizioni di mercato sono molto cambiate dal 2009: pensiamo al fotovoltaico che durante l’estate ha abbassato notevolmente i prezzi dell’energia, fino a dimezzarli. Per le società del settore idroelettrico i canoni rappresentavano un onere del 35 per cento che nel tempo è salito al 60 per cento. Lo scenario è cambiato, vanno ricercati nuovi equilibri.

Al di là delle questioni economiche si aprono nuovi scenari nella gestione delle risorse idriche?

Naturalmente. Questa nuova competenza ci aiuterà a comporre una serie di conflitti che si sono aperti sul territorio legati all’uso dell’acqua.

Ci può fare un esempio?

Pensiamo alla valle di Sole dove sono in gioco una serie di interessi: dal rafting ai pescatori, dal paesaggio alla produzione di energia idroelettrica.

Anche l’emergenza acqua estiva potrà essere affrontata in modo diverso con le nuove competenze?

Sì. Siamo in grado di affrontare i nuovi squilibri legati ai cambiamenti climatici in modo diverso, ad esempio richiedendo interventi di mitigazione e adattamento nel momento in cui rinnoviamo le concessioni. Questo avveniva già, ma ora si può fare con maggiore libertà.

Quante sono le concessioni in scadenza?

Sono 16: una scade nel 2018, le altre nel 2020. Con questo provvedimento saranno prorogate di cinque anni, cioè fino al 2022.

Che succederà nel frattempo?

Dovremo partire con le procedure per dettare le nostre regole, insomma definire quale sistema vogliamo. La giunta provinciale ha avviato questo processo questa mattina (ieri,ndr) ma sarà un processo partecipato, in cui tutti i portatori di interesse avranno la possibilità di dare il proprio contributo.

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