Acciaierie Valsugana le speranze dei lavoratori

Antonello (Rus): «Dopo anni di grandi investimenti, chiudere non avrebbe senso» Un dipendente: «Il concordato è garanzia per noi e per chi acquista la fabbrica»


di Marika Caumo


BORGO. Preoccupati si, ma fino ad un certo punto. L'azienda ha fatto tutto quello che ha potuto per rimanere dov'è, e il concordato preventivo è comunque una tutela anche per loro. I lavoratori dell'Acciaieria Valsugana erano già stati informati del concordato depositato dal Gruppo Leali in tribunale a Trento. D'altro canto, Rsu e dipendenti sono uniti nel dire che qualcosa doveva succedere, non si poteva andare avanti così ancora per molto. Lo stabilimento di Borgo, infatti, da aprile ha attivato il contratto di solidarietà e si lavora 5-6 giorni al mese. La crisi che ha coinvolto il settore siderurgico ha investito in pieno gli impianti di Borgo.

«Tranquilli non siamo, ma da una parte ce l'aspettavamo- spiega Mariano Antonello dell'Rsu -. C'era la speranza che cambiasse qualcosa, invece il mercato non ha risposto. L'azienda ha fatto grossi sacrifici per mantenere l'acciaieria aperta e restare ancora qui. Poteva benissimo chiudere tempo fa, finché hanno potuto hanno continuato, significa che c'era speranza anche da parte loro di andare avanti». La preoccupazione è dunque per metà. «Altre fabbriche hanno chiuso, noi abbiamo ancora un posto di lavoro, siamo sempre attaccati ad un filo, certo saremo tranquilli solo quando si riprenderà a lavorare a pieno ritmo». A giugno la Rsu aveva chiesto un incontro con la proprietà, rimandato poi ad inizio settembre, per capire le intenzioni e i programmi dell'azienda. Incontro che sarà fatto la prossima settimana. «Ci dobbiamo sedere al tavolo, solo dopo possiamo dire qualcosa sul concordato. Anche sull'interessamento di altre aziende c'erano voci (gruppo Feralpi, ma anche Ferriere Valsabbia, ndr), ma dobbiamo attendere l'incontro per avere conferme», aggiunge Antonello, che sull'ipotesi di chiusura spiega: «Sono anni che il gruppo fa investimenti, tutti i soldi che ha guadagnato negli ultimi anni li ha spesi qui. Chiudere un'attività dopo tanti sacrifici anche economici non ha senso. Bisognerà vedere gli eventuali acquirenti cosa intendono fare».

«La cosa era nell'aria, era evidente che lavorando pochi giorni al mese non poteva andare avanti - racconta un dipendente -. Bene hanno fatto ad approfittare del concordato previsto dal governo Monti per le aziende in difficoltà e risolvere il problema dei debiti». Debiti sul cui ammontare i dipendenti non sono a conoscenza. «Come lavoratori non siamo tranquilli perché così com'è ora non si lavora bene, però riceviamo lo stipendio, contributi e fondo pensione ci vengono versati regolarmente. Col concordato per noi non cambia nulla, anzi, è una garanzia - prosegue -. Così come è una garanzia per chi vorrà acquistare. Uno non entra serenamente se l'azienda ha 40 milioni di debiti coi fornitori». La prossima settimana sono previsti gli incontri con la direzione, i sindacati e i lavoratori. E sarà data qualche risposta.

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