A Trento il flash mob per la vita: la manifestazione del collettivo “Non una di meno”
Sono state circa 150 le persone che hanno preso parte al flash-mob di sensibilizzazione verso i disturbi ginecologici quali vulvodinia, neuropatia del pudendo, fibromialgia, endometriosi e altre forme di dolore pelvico
TRENTO. Sono state circa 150 le persone che ieri hanno preso parte al flash-mob di sensibilizzazione verso i disturbi ginecologici quali vulvodinia, neuropatia del pudendo, fibromialgia, endometriosi e altre forme di dolore pelvico. Il flash-mob, organizzato dal collettivo “Non una di meno”, si è svolto in via Verdi di fronte alla facoltà di Sociologia e chiedeva il riconoscimento da parte del Sistema sanitario nazionale di queste patologie dolorose croniche dell’apparato genitale femminile. La portavoce dell’iniziativa Francesca de Pretis ha espresso soddisfazione per la riuscita della manifestazione: «Siamo state molto contente, è stato un presidio difficile da organizzare, aveva una risonanza nazionale in quanto anticipava la manifestazione che sabato 23 ottobre si terrà a Roma con tutti i gruppi nazionali di “Non una di meno”».
Tante le persone presenti a manifestare le loro problematiche: «Le donne presenti si sono sentite raccontate, in tante hanno parlato al microfono e c’è stata anche commozione. Era presente anche la presidente di cistite.info, sito che con oltre 170mila visite al giorno testimonia quanto siano diffusi questi disturbi e cerca di offrire delle soluzioni». De Pretis ha sottolineato come verso le malattie dolorose croniche “femminili” non ci sarebbe abbastanza attenzione da parte della comunità dei medici: «La medicina è ancora “patriarcale” e si basa principalmente sullo studio del corpo maschile e non riconosce nemmeno l’esistenza di queste problematiche».
La vulvodinia, l’endometriosi e le altre patologie dolorose croniche oggetto della manifestazione di ieri sono però piuttosto diffuse. In particolare la vulvodinia appare la più misconosciuta, sebbene alcuni studi indichino che fino al 15% delle donne ne abbia sofferto almeno per un certo periodo. Questa patologia si concretizza in sintomi che vanno dal bruciore persistente fino ad un dolore tale da rendere impossibile avere rapporti sessuali, fare sport o persino stare sedute, con gravi conseguenze sulla propria salute sessuale, ma anche sulla vita lavorativa e sociale. Derubricata a fenomeno psico-somatico oppure ricondotta a infezioni e perciò trattata con farmaci anti-batterici o anti-micotici che non sono risolutivi, e anzi potrebbero aggravare i sintomi, la vulvodinia non è riconosciuta dal Sistema sanitario nazionale, ma una proposta di legge depositata in Parlamento e che punta al suo riconoscimento potrebbe essere discussa nelle prossime settimane.