A Pergine rivive l’orgoglio del vinile

Oggi seconda giornata della Fiera del disco: migliaia di pezzi per appassionati del rock d’annata. E rarità a prezzi da saldo


di Paolo Morando


PERGINE. Quando la musica girava su vinile, ci si rigirava in mano le copertine, scrutandone ogni dettaglio. Se poi erano apribili (“gatefold”, nel gergo anglofono dei cultori) la libidine raddoppiava, ancor più quando per le mani passavano oggetti d’arte come il celebratissimo “Thick as a Brick” dei Jethro Tull, la cui confezione (“gimnick cover”) si apriva a dismisura fino a diventare la replica di un giornale quotidiano. Libidine poi destinata a moltiplicarsi all’ennesima potenza quando da quegli album, come dalle tasche di Eta Beta, spuntavano buste con immagini o testi (“inner sleeve”), libretti più o meno fotografici (“booklet”, ovviamente), o ancora poster, adesivi, gadget i più vari. Per compilare un elenco anche sommario dei pezzi più ricercati non basterebbe questa pagina: dalle copertine-quadro del progressive inglese a certi vinili trasparenti del krautrock tedesco, dalle edizioni rarità della produzione beatlesiana (alcune dal prezzo davvero indicibile in tempi di crisi) alla psichedelia della primissima west-coast a stelle e strisce. Basterà dire che il rock, la sua nascita e le vette più alte della parabola che ha conosciuto tra la fine degli anni ’60 e la metà dei ’70, è sinonimo di dischi a 33 (soprattutto) e 45 giri: oggetti che chi oggi ha vent’anni conosce al massimo per averli visti nel mobile di papà. I più fortunati. Altri, magari, ne hanno visto solo tracce in cantina, in casse polverose e dimenticate. Ma la maggior parte, invece, non ne ha probabilmente mai preso in mano uno.

Quando la musica girava su vinile era ormai oltre vent’anni fa: è infatti dall’inizio degli anni ’90 che i dischi sono stati soppiantati dai cd. E anche questi ultimi ogni appartengono a un’epoca, superati da download e Mp3. Ma la nostalgia è dura a morire. Anche perché, banalmente ma non troppo, i ventenni di allora senza troppi quattrini viaggiano oggi verso la cinquantina, con qualche soldo in più in tasca. Lo sanno bene quelle decine di appassionati che ieri a Pergine hanno visitato la Fiera del disco usato e da collezione, giunta alla quindicesima edizione. E per chi non l’ha fatto c’è ancora tempo: oggi il bis, sempre nella sala Maier di piazza Serra in pieno centro, dalle 10 alle 19 a ingresso libero. A organizzarla l’associazione Orizzonti Sonori guidata da Claudio Bonvecchio, musicista e appassionato di vinile. Una dozzina gli espositori, non solo trentini, con migliaia e migliaia di dischi, italiani e stranieri, originali e ristampe, ma anche tantissimi cd. E uno stand interamente dedicato ai “bootleg”, cioè la produzione non ufficiale: concerti inediti, “alternate version”, cofanetti nuovi di zecca come ad esempio una riedizione del doppio “White Album” dei Beatles. Roba vecchia, direte. Sì, ma in questo caso si tratta di un box addirittura quintuplo.

Gran parte del materiale esposto, va detto, non rappresenta esattamente rarità assolute: in molti casi si tratta di dischi che, prima della scomparsa del vinile, erano facilmente reperibili in ogni negozio di dischi appena decente. Genesis e Pink Floyd, Mina e Lucio Battisti, l’hard rock stile Deep Purple o Uriah Heep: niente di trascendentale, sul piano del collezionismo in senso stretto. Si tratta però di pezzi che, a meno di ricerche su eBay o altri siti ancora più specifici come il preziosissimo Discogs, oggi non è facile trovare. Anche perché di negozi di dischi ormai non c’è quasi più traccia. È di pochi giorni fa, per dire, l’abbandono dell’Italia da parte di un colosso come la Fnac, che peraltro offriva musica in formato solo cd. Non tutto comunque è perduto. Sorprendentemente, da qualche anno fa, il mercato del vinile sembra infatti conoscere una seconda giovinezza. Nulla di paragonabile alle quote di mercato di trent’anni fa, sia chiaro: qui si parla di nicchie. Ma significative. C’entra la vecchia diatriba sulla qualità del suono: quello digitale, sostengono gli audiofili, è troppo “freddo”. Ma il vinile si deteriora, replicano i “modernisti”. Comunque sia, è un fatto che nel 2012 negli Stati Uniti , pur in quadro di recessione del mercato discografico (89,836 milioni di album venduti a fronte dei 90,016 dell'anno precedente), gli Lp in vinile hanno confermato la controtendenza, con una ulteriore crescita del 9% dopo essere passati da 2,6 milioni di pezzi venduti nel 2009 a 2,8 nel 2010 e a 3,9 milioni nel 2011. E l’Italia non è da meno: qui infatti nel 2011 i dischi in vinile hanno mosso 2,1 milioni di euro, poco meno dei 2,2 del giro d’affari dell'anno precedente. Certo, in un mercato che vale 130,4 milioni. Ma è un mercato di nicchia che, nonostante la crisi, riesce a mantenersi su valori costanti. Tanto che, a livello mondiale, il nostro Paese costituisce il settimo mercato per il disco in vinile e il quarto europeo. E anche in Italia, lo scorso 21 aprile, i negozi di dischi superstiti sono stati presi d’assalto in occasione del “Record Store Day”, la giornata dell’orgoglio “vintage”, con 192 esercizi indipendenti gioiosamente coinvolti.

La musica gira insomma ancora su vinile, con ostinazione degna della causa. Per questo vale la pena oggi fare un salto a Pergine, anche solo per dare un’occhiata. E vale la pena sottolineare la scelta di Orizzonti Sonori di non far pagare alcun biglietto d’ingresso, proprio per consentire a chiunque di avvicinarsi a un mondo per molti sconosciuto. O solo per scambiare quattro chiacchiere con chi, di quel mondo, è pronto a svelare segreti e memorabilia. E poi c’è la possibilità di fare qualche buon affare, approfittando del fatto che alcuni dischi sono in vendita per conto terzi. Chi cioè aveva bisogno di più spazio in cantina ha pensato bene (si fa per dire)di sbarazzarsi del contenuto di quelle polverose casse, consegnando il tutto agli espositori ma fissando lui il prezzo. Magari senza rendersi conto di possedere gemme. E così può capitare di tornarsene a casa con la “Cantata rossa per Tall El Zaatar”, alla cui registrazione nel 1976 partecipò anche Demetrio Stratos degli Area, per appena 5 euro. Ieri su eBay ne era disponibile una sola copia: quotata venti volte tanto.

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