MERANO

A Merano un covo del terrorismo islamista: 17 arresti

In città un appartamento in cui si indottrinavano i futuri terroristi e si organizzavano i viaggi verso la Siria dei volontari che andavano a combattere per l'Isis



MERANO. Blitz antiterrorismo dei carabinieri del Ros, in collaborazione con altre forze di polizia europee e Eurojust: 17 le ordinanze di custodia cautelare in corso di esecuzione dalle prime ore dell'alba. A Merano uno dei crocevia del terrorismo islamista. Abdul Rahman Nauroz, uno degli arrestati nel blitz del Ros, è risultato «particolarmente attivo nell'attività di reclutamento», sia attraverso internet, sia attraverso lezioni che teneva nel proprio appartamento di Merano, luogo di riunioni segrete e crocevia di aspiranti jihadisti. 

Lo scopo delle lezioni, sottolineano i carabinieri, era quello di «convincere i suoi allievi, e tra questi in particolare Hasan Saman Jalal, che è tra gli arrestati,, a partecipare ad azioni armate di guerra o terroristiche pianificate come suicide». Però, mentre l'intenzione di Hasan Saman Jalal «non si è mai tradotta in azione», altri membri di Rawti Shax, l'organizzazione facente capo al Mullah Krekar, sono riusciti a raggiungere il teatro siro-iracheno per combattere.

Tra questi Sheda Sameer, membro della cellula svizzera dell'organizzazione, giunto in Siria nel giugno 2014 ed inseritosi in un gruppo armato legato ai terroristi di Jabhat Al-Nusra; Seddek Kadir Karim, già responsabile della cellula finlandese, unitosi alle milizie dell'Isis e morto in Iraq nel dicembre 2014; Ali Mohammed Ali, membro della cellula finlandese, presente in Siria fin dalla metà del 2013 tra le fila dell'Isis e verosimilmente ucciso il 27 marzo 2014 in combattimento; Ali Mohammad, che dopo aver militato in Siria con l'Isis ed essere stato respinto dalle autorità finlandesi, il 15 luglio 2014 è giunto in Italia dove ha ricevuto supporto a Merano da Abdul Rahman Nauroz, uno degli arrestati.

Il capo dell'organizzazione smantellata dai carabinieri del Ros è Faraj Ahmad Najmuddin, alias Mullah Krekar, già fondatore nel 2001 del gruppo terroristico Ansar Al-Islam. L'uomo, detenuto in Norvegia, dal carcere continuava ad essere la guida ideologia e strategica dell'organizzazione con diramazioni in tutta Europa, Italia compresa.

L'operazione di polizia, che si è svolta simultaneamente in diversi Paesi europe,i ha dunque permesso di individuare, sottolineano i carabinieri del Ros, un'organizzazione terroristica che aveva in Norvegia la sua mente e cellule in diversi Paesi, tra cui una «importantissima» in Italia, appunto a Merano. Il Mullah Krekar, affermano gli investigatori, dal carcere «ha continuato a rappresentare la guida non solo ideologica dell'organizzazione, mantenendone anche la direzione strategica sulle questioni più importanti, quale la partecipazione al conflitto siriano o la decisione di allinearsi con Isis».

L'utilizzo di internet, spiegano gli investigatori, «ha consentito agli indagati di annullare le distanze tra gli associati, residenti in diversi Paesi europei, permettendo loro di mantenere una forte coesione di gruppo, rafforzata dalla periodica e frequente partecipazioni a chat virtuali, e di rimanere in contatto con la propria guida spirituale», il mullah Krekar, appunto. In definitiva, l'organizzazione terroristica smantellata, sottolinea il Ros, «incarna l'evoluzione del modello jihadista di tipo tradizionale», ma che si è rivelata «ancora più insidiosa, rimanendo gerarchicamente strutturata, con il proprio vertice in Norvegia, ed articolata in cellule operative in numerosi paesi, tra cui un'importantissima articolazione in Italia».

Per quanto riguarda l'Italia, il ruolo di Rawti Shax quale «filiera di facilitazione per la Siria» è emerso in particolare nella vicenda che ha riguardato il cittadino di origine kosovara Hodza Eldin, pure lui indagato e destinatario di misura cautelare. Gli investigatori infatti spiegano che la rete di Rawti Shax, tramite Abdul Rahman Nauroz, si è adoperata per realizzare il proposito di Hodza di partire per la Siria, finanziando il viaggio in aereo per Istanbul con 780 euro forniti da due degli indagati, responsabili delle cellule finlandese e svizzera.

La partenza di Hodza è avvenuta il primo gennaio 2014 e l'intero suo viaggio per la Turchia è stato monitorato dagli investigatori del Ros. Hodza Eldin è quindi riuscito a passare il confine e ad essere accettato in un campo di addestramento «sotto la bandiera nera» dell'Isis. A metà febbraio 2014, l'uomo è però precipitosamente rientrato in Italia attraverso la Svizzera, anche se poi ha maturato nuovamente l'intenzione di partire per la Siria, condividendo con la cellula italiana la sua esperienza terroristica sul campo e diventando un «esempio da seguire»













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