Infanzia

Trento, un altro asilo nido affidato ai privati: ora sono 18 su 25. La Cgil contro il Comune

Il sindacato attacca dopo la decisione, ieri sera in consiglio comunale, sull'appalto per sei anni della struttura Orsetto Pandi: "Ancora esternalizzazioni, ignorate le conseguenze sul sistema e sui lavoratori del settore che sono in forte sofferenza



TRENTO. Nessuna distensione nel confronto fra il Comune e i sindacati sulla questione asili nido.

“Malgrado le nostre richieste di invertire la rotta sul sistema di gestione dei servizi per l'infanzia, il Comune di Trento ha deciso di procedere ancora una volta con l'esternalizzazione di un nido d'infanzia, che si aggiunge ai 17 già privatizzati a fronte dei 7 di diretta gestione pubblica.", scrive la Cgil.

Il sindacato parla di "una scelta che continuiamo a ritenere sbagliata perché fondata esclusivamente sul risparmio, che si traduce in peggiori condizioni normative e retributive dei lavoratori del terzo settore".

In una nota si illustrano le ragioni della contrarietà espressa: "Problematiche che la giunta comunale ben conosce e che non può liquidare invocando le titolarità della provincia per rafforzare l'integrativo territoriale del comparto, tema sul quale siamo peraltro assolutamente d'accordo e pure ci stiamo misurando", spiegano Mirko Vicari e Luigi Diaspro della funzione pubblica Cgil agli esiti del consiglio comunale di ieri sera che ha deliberato l'affidamento in appalto per sei anni del nuovo nido Orsetto Pandi.

"Gli impegni a rafforzare l’assetto pubblico dei servizi comunali per l’infanzia - aggiunge la Cgil - non convincono se contestualmente si affida a terzi un’ulteriore nido.

Attendiamo informazioni formali sull’annunciato ampliamento della pianta organica collegati all’apertura del nuovo nido all’Interporto (per cui la struttura risulta però presa in affitto per soli tre anni) e all’incerto avvio della sperimentazione dei poli d’infanzia, temendo tuttavia che le relative eventuali assunzioni saranno esclusivamente a tempo determinato. Se si intende veramente rafforzare l’assetto pubblico sarebbe necessario avviare una programmazione più precisa e di lungo periodo.

Occorre uscire dalle ambiguità e assumersi ciascuno le proprie responsabilità: se si è consapevoli del gap salariale e normativo tra lavoratori in appalto e quelli in diretta gestione pubblica, si agisca di conseguenza senza invocare competenze e responsabilità di altri soggetti. Più coerente sarebbe smettere semplicemente di esternalizzare i servizi, a maggior ragione se si dice che non si tratta di una scelta economica, e investire maggiormente sulla gestione pubblica.

Il personale pubblico dei nidi d’infanzia è da tempo in forte sofferenza a causa di assenze senza sostituzione, formazione anche fuori dall’orario di lavoro, monte ore per attività non dirette coi bambini non sempre utilizzato correttamente, persino salari bassi anche rispetto al titolo di studio richiesto, oltre ad una crescente difficoltà nel reclutamento di nuovo personale, soprattutto per le sostituzioni brevi.

Ulteriori esternalizzazioni determinano maggiore precarizzazione di un settore già altamente caratterizzato da molti contratti a tempo determinato e part time involontari, in una condizione complessiva in Trentino in cui almeno un terzo del personale dei nidi d’infanzia è impiegato a tempo determinato e solo un quarto dei dipendenti ha un contratto a tempo pieno.

Occorre poi anche sottolineare che le scelte del comune capoluogo tracciano la rotta anche per i municipi medio piccoli, a maggior ragione se non dispongono delle medesime risorse. Ci giungono infatti notizie sulla volontà di altri comuni di procedere con l'esternalizzazione dei nidi".

Vicari e Diaspro sottolineano anche il tema scottante delle retribuzioni basse: "La questione salariale che lo stesso presidente Fugatti ha dichiarato di voler affrontare si alimenta anche di situazioni come queste: enti pubblici per altri versi virtuosi che consapevolmente seguono la strada del risparmio sulla pelle dei lavoratori alimentando il dumping e, d'altro canto, la mancanza di investimenti e risorse necessarie per rinnovare adeguatamente l'integrativo provinciale cooperative sociali fermo da ben 18 anni".













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