È Pasina che ammorba l’aria ma ha tutto il diritto di farlo

Dati sconcertanti in commissione ambiente: dal camino escono 28.000 metri cubi di miasmi ogni ora La Provincia non ha legiferato su odori e impianti di compostaggio e così non si può imporre nulla


di Luca Marsilli


ROVERETO. Non ci sono più dubbi su cosa provochi le zaffate nauseabonde che rovinano la vita di mezza città e nemmeno sulla oggettiva serietà del problema. Ma a fronte di tutto questo, non ci sono strumenti per intervenire. Perchè l'impianto di compostaggio Pasina, al Navicello, osserva le uniche norme che è tenuto ad osservare: quelle straordinariamente accomodanti e superate della normativa nazionale. Le altre regioni si sono date normative autonome per regolamentare la gestione di impianti di questo tipo. Per esempio il Veneto, che ha provveduto già 15 anni fa. Ma il Trentino no. E in più manca anche una regolamentazione per l'emissione di odori molesti. Quindi amministrazioni e giudici hanno le mani doppiamente legate: non possono imporre nulla sulla gestione dell'impianto e nemmeno aggirare quel vuoto normativo aggredendo il problema “a valle” dal punto di vista delle emissioni odorose. In pratica, Pasina ammorba l'aria in modo perfettamente legittimo, irreprensibile.

Il quadro fornito alla commissione ambiente, convocata per sentire gli esiti della campagna di monitoraggio delle puzze dal Navicello, è disarmante. Tutto chiaro, tutto scientificamente documentato e misurato. Ma nessuna possibilità di intervenire. La settimana prossima, finito il treno di perturbazioni in transito, arriverà il caldo e la bella stagione. E tornerà la puzza, che accompagnerà le serate ella prossima estate, così come quelle degli ultimi anni.

Partendo dai dati, l'analisi condotta si è basata su 3 diverse modalità di misurazione, mettendole poi in rete. La prima è il cosiddetto naso elettronico: uno strumento in grado di riconoscere quelli che per noi sono ordori e per lui macedonie di componenti chimici e biologici. E' stato tarato prelevando campioni (sacchi d'aria) da tutte le fonti di odori del Navicello. E poi per due mesi è stato posizionato a Nord e a Sud dell’area. Ogni volta che ha “sentito” l'odore delle vasche del depuratore, o dell'essicatore di fanghi, o del biofiltro della Pasina, l'ha registrato. In parallelo, a 30 famiglie residenti nell'area più critica si è chiesto di tenere nota, con data, orario, intensità e durata, delle zaffate. Infine si è compiuta l'analisi degli odori tramite delle persone addestrate e selezionate come “nasi fini” per quantificarne in modo oggettivo (attraverso un processo di diluizione progressiva) l'intensità. Gli esisti sono che per poco meno del 20 per cento del tempo c'è stata puzza e che in metà dei casi quella puzza era provocata dal depuratore; Pasina emette odori solo per il 3 per cento del tempo. Per lo più di sera. Ma se quella del depuratore è una puzza appena percettibile (da 25 a 32 Unità Olfattometriche: l'unità di misura degli odori) quella di Pasina è impressionante: 14.000 Unità Olfattometriche. E in una massa d'aria liberata dal biofiltro di 28 mila metri cubi all'ora. E' quello l'odore che ammorba la città. Per avere un riferimento, la più permissiva delle norme sugli odori in Europa è quella bavarese, e tollera emissioni fino a 500 Unità Olfattometriche. Pasina supera quel limite di 28 volte.

Anche la causa tecnica del disagio è chiarissima: il biofiltro, deputato a trattare tutta l’aria in uscita dai fermentatori prima che sia immessa nell’atmosfera, è quasi del tutto inefficiente. Riduce la carica olfattometrica da 14.000 a 13.000. Ma siamo da capo: il funzionamento del biofiltro dovrebbe essere controllato dalla Provincia (Appa) che a detta dei tecnici, non lo fa. Sigillato come è, quel filtro non si può manutentare e quindi è è palesemente inefficiente ed inutile. Esiste solo sulla carta, nello schema di impianto. Ma tanto basta perchè nessuno fiati.

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