l’indagine

Tragedia del Mottarone, nei verbali i racconti che tirano i ballo i nuovi indagati

Le parole di Gabriele Tadini: lo scorso aprile era stato chiesto un intervento sulla centralina idraulica dei freni. Ma il racconto smentito da Davide Marchetto. Intanto, l’indagine si è estesa ad altre undici persone 

L'INCHIESTA: l'indagine si allarga ad altre undici persone 



TRENTO. Già lo scorso aprile era stato chiesto «un intervento sulla centralina» idraulica dei freni della cabina numero 3 della funivia del Mottarone, poi precipitata lo scorso 23 maggio causando la morte 14 persone, alla Rvs società addetta a questo tipo di manutenzione specifica, la quale dopo i controlli effettuati da Davide Marchetto, il responsabile degli impianti a fune tra i nuovi 11 indagati, aveva «detto che era tutto a posto». A raccontarlo è Gabriele Tadini, capo servizio e coordinatore del personale dell'impianto, in uno degli interrogatori resi agli inquirenti e agli investigatori di Verbania e depositato agli atti dell'inchiesta che si è estesa ad altre 11 persone, tra cui la Leitner con i suoi vertici e i tecnici di alcune aziende specializzate .

 

  • Alcune coppie fra le vittime. In alto da SX: Alessandro Merlo e Silvia Malnati, Angelo Vito Gasparro e Roberta Pistolato. In basso da SX: Amit Biran e la moglie Tal Peleg, Serena Cosentino e Shahaisavandi Mohammadreza.
  • Il sindaco di Stresa Marcella Severino ANSA/TINO ROMANO
  • L'arrivo all'ospedale di uno dei feriti ANSA/ALESSANDRO DI MARCO

Mottarone, la cabina distrutta dopo la caduta nel bosco. Cinque famiglie tra le vittime

Sul luogo della sciagura del 23 maggio operatori sanitari e rianimatori, vigili del fuoco, polizia e carabinieri. La sindaca di Stresa Marcella Severino ha raccolto le testimonianze di alcuni turisti (foto dei vigili del fuoco da Stresa)

 

Tadini ha spiegato di aver richiesto già un mese prima dell'incidente a Enrico Perocchio, il direttore di esercizio dell'impianto, di chiamare la società incaricata e che «aveva realizzato le centraline» aggiungendo che «in 20 giorni ho chiamato tre volte l'assistenza» e che anche il giorno dell'incidente «nel corso delle prove di funzionamento giornaliere, sulla vettura numero 3 ho riscontrato la solita problematica relativa alla pressione dei freni che era scesa a zero. Sentivo che ogni due minuti continuava a caricare la pressione emettendo il rumore che già da diversi giorni sentivo. Quindi ho deciso di lasciare i ceppi montati sulla vettura».

Ma il racconto di Tadini è stato smentito da Marchetto in quanto ha sì confermato gli interventi di manutenzione ma, come si legge in uno degli atti depositati alle parti, riguardo a quello del 3 maggio scorso ha affermato che il capo servizio dell'impianto non gli aveva mai riferito di «sentire un rumore relativo alla perdita di pressione del sistema frenante della cabina».













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