Strage di Lutago, Lechner è libero
Revocato il provvedimento cautelare. Il giovane, accusato di omicidio stradale per aver travolto e ucciso sette turisti germanici, ha però deciso di non tornare alla sua vita normale e di restare insieme ai frati agostiniani all’interno dell’Abbazia di Novacella
Bolzano. Stefan Lechner, l’automobilista di Chienes che la notte del 5 gennaio scorso provocò la tragedia di Lutago in valle Aurina, costata la vita a sette turisti germanici (con otto feriti gravi), è tornato in completa libertà. La misura cautelare emessa nei suoi confronti (dapprima in carcere e poi agli arresti domiciliari presso l’Abbazia di Novacella) è stata revocata dal giudice Emilio Schönsberg su richiesta sia della difesa (con gli avvocati Alberto Valenti e Alessandro Tonon) che della Procura della Repubblica (il procuratore Axel Bisignano). Lechner potrebbe dunque riprendere la sua vita normale. In realtà non ha assolutamente approfittato del ritorno alla completa libertà (in attesa del processo) ma ha preferito te confermare di voler continuare a vivere (seguendo una terapia di recupero anche e soprattutto a livello psicologico) tra i religiosi dell’Abbazia di Novacella i quali hanno dato la loro piena disponibilità. Il comportamento dell’indagato, chiamato a fare i conti in primo luogo con la sua coscienza per le conseguenze della tragedia, è sempre stato irreprensibile. Stefan Lechner non sarebbe più la persona che la notte della tragedia cercò conforto nell’alcol, scaricando poi la propria insoddisfazione sull’acceleratore della sua potente autovettura «Audi TT Coupè». Oggi l’indagato per la strage della valle Aurina è un uomo alla ricerca di un importante equilibrio e serenità interiore. E’ l’unico modo per riuscire a guardare al futuro seppur sotto il peso di quanto avvenuto (che nessuno ovviamente potrà mai cancellare). Il giovane sudirolese, accusato di omicidio stradale plurimo, ha dunque deciso di proseguire la terapia di recupero avviata alcuni mesi fa all’ospedale di Bressanone.
Non è nemmeno da escludere che Stefan Lechner decida di rimanere nella struttura anche nei prossimi anni dato che avrebbe avuto una proposta di lavoro per continuare ad occuparsi dei frati dell’Abbazia e della loro necessità di assistenza (per i più anziani). Nel frattempo il consulente nominato dal giudice per una ricostruzione di quanto avvenuto sta completando la prima parte dell’elaborato. L’unico dato certo sinora emerso è che la strada, nel punto dello spaventoso investimento di gruppo, sarebbe stata sufficientemente illuminata. Insomma, l’indagato non si sarebbe accorto della presenza sul ciglio della carreggiata della comitiva turistica solo a seguito delle sue condizioni psicofisiche alquanto compromesse (in quanto completamente ubriaco). In quelle condizioni, Lechner non avrebbe dovuto mettersi alla guida. Purtroppo lo fece. Nel frattempo i 10 milioni di euro messi a disposizione dall’assicurazione «Assimoco spa»(l’intero massimale della polizza) sono stati consegnati al tribunale affinchè i giudici, in sede civile, abbiano la possibilità di decidere le prime ripartizioni delle somme a titolo risarcitorio. La responsabilità colposa di Stefan Lechner per quanto avvenuto è già ora fuori discussione. L’automobilista infatti si era messo alla guida della propria vettura con un tasso alcolemico quattro volte superiore al massimo consentito e la stessa velocità dell’auto non sarebbe stata «commisurata alle situazioni ambientali», attraversando - tra il resto - in piena notte un centro abitato. Come noto la vettura piombò su un gruppo di giovani turisti germanici che avevano scelto di trascorrere qualche giorno di vacanza in valle Aurina. Come noto in sette persero la vita, altri otto rimasero feriti. Per uno dei feriti non ci sono però più speranze di un recupero. Si tratta di un giovane in coma dalla notte della tragedia. Secondo le ultime valutazioni mediche lo stato di coma è irreversibile ed il paziente, anche in caso di sopravvivenza, avrà un’esistenza allo stato vegetativo con una invalidità permanente totale.