Strage di Erba, Cuno Tarfusser chiede la riapertura del caso
Il magistrato altoatesino, Sostituto Procuratore Generale presso la Corte di appello di Milano, ha depositato gli atti per riaprire la vicenda culminata con la condanna all'ergastolo dei coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi per l'omicidio di tre donne e un bambino
MILANO. Il magistrato altoatesino Cuno Tarfusser, Sostituto Procuratore Generale presso la Corte di appello di Milano, ha depositato al procuratore generale Francesca Nanni e all'avvocato generale Lucilla Tontodonati una relazione, redatta sulla scorta di nuovi elementi presentati dalla difesa, per l'eventuale riapertura del caso sulla strage di Erba. Per questo crimine sono stati condannati in via definitiva all'ergastolo i coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi accusati dell'omicidio di Raffaella Castagna, del figlio di 2 anni Youssef Marzouk, della nonna del piccolo Paola Galli e della vicina di casa Valeria Cherubini.
In particolare, la relazione del Pg dovrà essere valutata dal procuratore Nanni e dal suo "braccio destro" Tontodonati, alle quali, spetta la decisione finale se unire la loro richiesta all'istanza di revisione del processo che i difensori di Olindo e Rosa, sono in procinto di presentare a Brescia. La richiesta di revisione, più volte annunciata, si basa su intercettazioni e testimonianze che sarebbero inedite.
E' una richiesta sollevata "in tutta coscienza per amore di verità e di giustizia e per l'insopportabile pensiero che due persone, probabilmente vittime di errore giudiziario, stiano scontando l'ergastolo" quella con cui Cuno Tarfusser ha chiesto la riapertura del caso. Le motivazioni della richiesta, depositata il 12 aprile, sono state puntualizzate da Tarfusser nelle 58 pagine del suo documento, come riferiscono alcuni quotidiani, in cui ha tenuto conto del lavoro del pool di difesa di Olindo e Rosa di questi anni.
La strage è dell'11 dicembre 2006: quattro i morti, Raffaella Castagna e il figlio Youssef di due anni, la madre di Raffaella, Paola Galli e una loro vicina, Valeria Cherubini. Unico sopravvissuto, ma ferito, il marito di Valeria, Mario Frigerio, morto lo scorso gennaio. Secondo il sostituto procuratore generale, il riconoscimento fatto da Frigerio può essere visto come una "falsa memoria" e la confessione di Olindo e Rosa ottenuta con "errate tecniche di intervista investigativa" e dubbi ci sono anche sulla macchia di sangue trovata sull'auto di Olindo. Sintetizzando ulteriormente, già in primo grado ci sarebbe potuto essere un "sito processuale diverso".
Resta ora alla Procura decidere se accogliere la richiesta di Tarfusser e dare il via libera alla trasmissione o meno dell'istanza alla Corte d'Appello di Brescia