Sindacati: «I riders lavorano al caldo e non hanno alternative»
«Solo con un contratto di lavoro dipendente i diritti saranno davvero garantiti», rilevano Filt Cgil e Nidil Cgil
TRENTO. Nonostante la calura estiva non si fermano le corse dei riders per le consegne a domicilio. E a causa dell'attività remunerata a "cottimo" questi lavoratori sono costretti a fare più consegne possibili pur di arrivare a guadagnare quanto gli serve per poter vivere, rischiando anche malori e disidratazione. Non hanno alternative, visto che non hanno diritto a ferie, a permessi retribuiti né alla cassa integrazione. Diritti che vengono garantiti solo con un contratto di lavoro dipendente come quello proposto finalmente anche a Trento da Just Eat che applicherà il contratto della logistica sottoscritto anche da Filt Cgil e Nidil Cgil.
«In questa torrida estate questa è una buona notizia - commentano in una nota Giulia Indorato e Franco Pinna segretari di Nidil e Filt del Trentino – un contratto da dipendente darà maggiori garanzie ai lavoratori. E sarebbe auspicabile che anche le altre società di delivery si muovessero in questa direzione. In ogni caso ciò non toglie che il tema della salute e della sicurezza non possa essere subordinato alla tipologia contrattuale. Va garantito sempre. Una conferma che è arrivata anche dai giudici».
Le piattaforme sono obbligate per legga a fornire ai riders dispositivi di sicurezza contro le alte temperature e le ondate di calore: tra questi un contenitore termico per il fabbisogno giornaliero d'acqua, una soluzione con sali minerali e la crema solare protettiva. Regole che valgono anche per chi lavora nei magazzini logistici e per tutti coloro che sono impegnati nelle consegne a domicilio. Anche in questi casi va previsto, in condizioni di calore eccessivo, anche la possibilità di rallentare le operazioni oltre alla fornitura da parte dell’azienda di bevande refrigeranti e sali.
«A livello nazionale Nidil ha già scritto alla maggiori società di food delivery chiedendo il rispetto di quanto previsto da Inail e sancito dalla sentenza di Palermo. A livello locale il nostro ufficio resta a disposizione di tutte le lavoratrici e i lavoratori che vogliono ottenere informazioni o far valere i loro diritti anche su questo tema», concludono Indorato e Pinna.