Schwazer nell’autobiografia: “Il viaggio segreto in Turchia per comprare l’epo. Ragionavo da tossico”
Il marciatore si racconta in “Dopo il traguardo” (Feltrinelli): trionfi, cadute, battaglie, tradimenti
ROMA. "Ragionavo già da tossico. O meglio, sragionavo. Ed ero pronto a mentire, perché doparsi vuol dire anche mentire". E' uno dei passaggi più duri e veri nel libro di Alex Schwazer 'Dopo il traguardo', edito da Feltrinelli, in cui l'olimpionico 2008 della marcia fa un resoconto "sincero, schietto, fedele di ciò che mi è capitato", la parabola di uno sportivo che dopo trionfi, cadute, battaglie e tradimenti a 37 anni può permettersi di fare un bilancio, senza sconti.
In quelle poche righe Schwazer evoca il viaggio fatto in segreto in Turchia nel 2011 per acquistare l'epo: "Innsbruck-Vienna, Vienna-Antalya, tre giorni di viaggio. A Carolina e ai miei genitori ho detto che sarei andato a Roma, alla Fidal. Ho tenuto il cellulare sempre acceso, per evitare che partisse il messaggio della compagnia telefonica turca. Ero impazzito? - continua -. No, ero prigioniero di un piano che mi ero giurato di portare a termine. Frutto della disperazione, della rabbia".
La scelta di quella via - "per avere a disposizione le stesse armi dei mie avversari", spiega - lo porta ad essere scoperto alla vigilia dei Giochi di Londra 2012, in cui puntava alla consacrazione, e quindi all'ignominia della squalifica.
Lì "ho toccato il fondo", scrive ancora, ma "ho capito di essere in un labirinto immenso... nel quale avevo perso tutto. La persona che ero, la mia fidanzata, la credibilità, la dignità".
Nel libro, viene poi analizzato nei fatti, nei sospetti, nella psicologia, tutto quanto accaduto dopo, quella che Schwazer definisce "un'imboscata, una macchinazione subdola e crudele", cominciata con i test a sorpresa del Natale 2015 e sfociata nella nuova squalifica che gli nega i Giochi di Rio, a due giorni dalla gara olimpica della 20km.
La battaglia legale si trasferisce in tribunale a Bolzano e dura quattro anni ma il finale favorevole a Schwazer, con l'archiviazione delle accuse nei suoi confronti e quindi "la vittoria, il lieto fine", che però l'altoatesino ha scelto di non fare coincidere con la fine del libro, che "più che di vittorie parla della difficoltà di affrontare gli ostacoli", ma con l'ultima profonda delusione, "un'altra olimpiade sfumata (Tokyo, ndr), e non per colpa mia, anche se sapevo che avrei potuto lottare per una medaglia". "So che in futuro ci saranno nuovi traguardi da raggiungere - si chiude 'Dopo il traguardo'. Nuove linee d'arrivo. ma adesso non le cerco, Non ancora".