Rubano legname all’Asuc, quattro denunciati in valle del Chiese
Il legname trasportato - ed oggetto dell'indagine - proveniva dalla Val Daone ed era composto in gran parte da schianti della tempesta Vaia
AGRONE. Seicento metri cubi di legname sottratti all'Asuc di Agrone e 4 presunti responsabili denunciati dal Corpo forestale trentino. Le indagini condotte in collaborazione con i custodi forestali di Pieve di Bono-Prezzo hanno consentito di accertare le irregolarità, con potenziali conseguenze penali, sulle modalità di misurazione del legname proveniente da proprietà pubbliche. L'accusa è di concorso in reato continuato di truffa e appropriazione indebita.
Il legname trasportato - ed oggetto dell'indagine - proveniva dalla Val Daone ed era composto in gran parte da schianti della tempesta Vaia e da materiale colpito dal bostrico. In quest'area le due calamità hanno causato lo schianto o il disseccamento di circa 2.000 metri cubi di legname. Una massa notevole e difficile da trasportare, tanto da richiedere l’introduzione di strumenti tecnici innovativi. Il Bim del Chiese, in qualità di committente della vendita del legname per conto degli enti proprietari, in accordo con questi ultimi aveva introdotto una modalità di misurazione “speditiva” che avrebbe dovuto agevolare, in termini di tempistica e di lavoro, l’acquisizione della quantità concordata di legname, necessario per poi determinare il valore del materiale.
Il metodo adottato implicava un minor coinvolgimento da parte dei custodi forestali nella misurazione, demandando le attività di rendicontazione agli autisti dei camion che si occupavano del trasporto dei tronchi. Secondo quanto accertato, i soggetti denunciati hanno adottato modalità artificiose ed ingannevoli per portare via il legname senza la corretta quantificazione ai fini del pagamento.
Alcuni movimenti sospetti degli automezzi che trasportavano il legname hanno innescato l’indagine del Corpo forestale trentino, che ha compiuto accertamenti. Fin da subito sono stati comunicati alla magistratura i possibili rilievi penali. Le attività sono state seguite dal pm Davide Ognibene, sostituto procuratore del Tribunale di Trento, che ha emesso il Decreto di conclusione delle indagini preliminari.