Stenghel, tra montagna e impegno nel sociale. Il suo "alpinismo di solidarietà"
L'alpinista morto cadendo da una scogliera a Tavolara aveva aperto 200 vie, ma era anche scrittore e fondatore dell'associazione Serenella, intitolata alla prima moglie scomparsa prematuramente
ROVERETO. Giuliano Stenghel, l'alpinista roveretano morto precipitando da una scogliera sull'isola di Tavolara, poteva vantare l'apertura di 200 vie nuove e moltissime prime ascensioni solitarie.
Con l'aiuto dei migliori amici, all'amore per la montagna dedicò anche un'iniziativa sociale attraverso la fondazione dell'associazione «Serenella Onlus», intitolata alla prima moglie Serenella, morta prematuramente.
Sul sito dell'associazione si parla del suo impegno nel sociale: "Nel 1998 Giuliano, con alcuni amici alpinisti, promuove “Alpinismo e solidarietà” e nel 2005, con alcuni istruttori delle scuole di alpinismo trentine, il progetto “Per-Corso”, Corso di Alpinismo per ragazzi extossicodipendenti".
Fecondo scrittore, è autore di numerosi libri, serviti per sostenere proprio l'associazione Serenella. "Sten" è stato anche protagonista del film a due puntate prodotto dalla Rai: Il Salto delle Streghe, e nel 1998 ha diretto e prodotto il suo primo cortome-traggio il Bimbo.
Al Festival della montagna "Tra le Rocce e il Cielo" - che si svolge in Vallarsa - aveva raccontato la sua filosofia di interprete dell' "alpinismo di solidarietà". Un'intervista in cui parlava anche della Sardegna, dove purtroppo ha trovato la morte: "Ci vado per allenarmi, ma io sono un alpinista e resto tale", diceva spiegando come facesse arrampicata sportiva solo occasionalmente.