Sicor, l’incubo licenziamenti 

L’azienda alza il tiro. Tensione alle stelle dopo la comunicazione (in via informale) alle Rsu di un trenta per cento di esuberi sui 170 lavoratori Il sit in a Trento con la preoccupazione dei sindacati. L’irritazione dell’assessore Spinelli: potrebbero essere tagliati gli sconti Irap se licenzia


Valentina Leone


Rovereto. Dopo la disdetta della contrattazione di secondo livello e la comunicazione via Pec, arrivata l’altra sera a poche ore dall’elezione della nuova Rsu, della disdetta unilaterale del contratto nazionale dei metalmeccanici, la dirigenza della Sicor sembra voglia alzare ulteriormente il tiro: alle rappresentanze sindacali l’azienda ha infatti prospettato, al momento in via informale in un incontro tenutosi ieri mattina con i delegati appena insediatisi, anche un 30% di esuberi. Lo spettro di possibili licenziamenti è dunque l’ennesima doccia fredda per i 170 lavoratori che da luglio stanno protestando in tutte le forme e sedi possibili per bloccare la corsa al ribasso in fatto di salari e tutele.

Provincia chiamata in causa

Ieri mattina un gruppo di operai ha indetto un sit-in in piazza Dante per chiedere ufficialmente un intervento a Provincia e Confindustria. Cgil e Cisl, con i loro rappresentanti di categoria e i segretari generali Andrea Grosselli e Michele Bezzi, sono stati poi ricevuti dall’assessore provinciale alle attività produttive Achille Spinelli e dalla dottoressa Laura Pedron, dirigente del dipartimento Sviluppo economico. I lavoratori hanno ribadito la necessità di un’entrata in scena decisa da parte di piazza Dante, e, come confermato anche in un successivo comunicato della Provincia pubblicato qualche ora dopo l’incontro, sono già in corso contatti con l’azienda e l’intenzione è, già lunedì, di convocare un tavolo di trattativa con Sicor e sindacati al fine di provare a ricomporre la vertenza con la mediazione dell’assessorato. Una nota che, per la verità, cela a fatica l’irritazione da parte della Provincia, e dell’assessore Spinelli in particolare, per le ultime evoluzioni della vicenda e anche per i metodi ritenuti “poco ortodossi” e senza precedenti adottati dall’azienda, che pure recentemente, come si ricorda proprio nel comunicato, aveva ribadito la volontà di effettuare nuovi investimenti e che, a quanto risulta, non navigherebbe affatto in cattive acque. E su questo le parole dell’assessore sono molto nette: “Deve essere chiaro l'obiettivo finale a cui tendere, una crescita che vada a vantaggio di tutti i soggetti coinvolti e non da ultimo del territorio”.

Non a caso, Spinelli e i suoi tecnici ci hanno tenuto a ricordare che l’attuale legislazione provinciale premia con una riduzione Irap le aziende che operano in Trentino, a condizione però che non disapplichino i contratti collettivi nazionali o non li applichino con condizioni peggiorative. “A conti fatti - spiegano i sindacati a margine dell’incontro - l’azienda andrebbe a perdere tra i 100.000 e i 130.000 euro”. Dall’assessorato è stato anche evidenziato che - se ci saranno i chiarimenti sperati - “la Provincia potrà fare la sua parte anche "accompagnando" l'azienda nel suo percorso di rilancio e di innovazione”. I lavoratori però, preoccupati anche per le ultime notizie circa possibili tagli al personale, si aspettano decisioni incisive: “Si è trattato di una doccia fredda anche per la stessa Provincia - spiega la delegata Fiom Aura Caraba - l’azienda ha adottato un atteggiamento che né noi né loro si aspettavano. Oggi abbiamo chiesto che difronte ad un ulteriore atto grave ci sia una presa di posizione netta.

Dall’assessorato ci è stato detto che stanno pensando a misure alternative tramite le quali intervenire, e ci è stato ricordato che all’interno di accordi negoziali, le aziende sono tenute ad aumentare l’occupazione e ha tutelare i contatti di secondo livello qualora ricevano dei sussidi da parte della Provincia”. .

Timori per la bomba sociale

Quel che è certo è che da piazza Dante, dove c’è una certa preoccupazione per l’arrivo di una nuova bomba sociale, non arriverà un centesimo se poi dovesse esserci il rischio che peggiorino le condizioni salariali dei lavoratori: perché poi stipendi inferiori vogliono anche dire Icef più bassi e più richieste di aiuti e integrazioni al reddito e dunque le casse provinciali ci andrebbero a rimettere due volte. “I lavoratori e le famiglie sono già messi in grave difficoltà dalla crisi economica”, ricordano Cgil, Cisl e Uil in una nota.

“Non è con azioni irresponsabili di taglio del salario che si costruiscono soluzioni. Scelte di questo tipo ipotecano anche la tenuta sociale della nostra comunità”, concludono i tre segretari generali che quindi auspicano una ripresa del dialogo che passa necessariamente dall'abbandono di ogni forma di ricatto”. L’Usb, infine, parla di “lotta fra progresso e barbarie” e di “un atto di pura arroganza padronale”.















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