Sciopero alla Bonfiglioli 

La vertenza sindacale. I cento dipendenti della sede roveretana, nel polo della Meccatronica, sono gli unici del gruppo a non avere alcun contratto integrativo. E un anno di trattativa non ha avvicinato le parti di un millimetro


Michele Stinghen


Rovereto. Investe, è arrivata a Rovereto in pompa magna e si è insediata in Meccatronica, uno dei siti "fiore all'occhiello" dei progetti di Trentino Sviluppo: eppure è l'azienda metalmeccanica dove gli operai guadagnano meno a Rovereto. È la Bonfiglioli, dove da due settimane i lavoratori scioperano quasi ogni giorno - un'ora, due ore, mezza giornata - e dove ieri la Cgil ha tenuto un presidio dalle 10 alle 12.30. Qui il sindacato ha trovato nei vertici aziendali una sorta di "muro", davanti anche alla più timida richiesta di contratto integrativo.

Lo stallo va avanti da mesi

Il primo sciopero si tenne in settembre; ma si è esattamente al punto di prima. La trattativa, che pure andava a rilento, si è rotta lo scorso 8 marzo, e da allora gli operai continuano a protestate. Nonostante, fa sapere Michele Guarda della Cgil, si sia creato attorno a loro un clima ostile, in cui chi protesta viene preso da parte e gli viene detto che se sciopera non farà carriera. Mentre la Bonfiglioli sta costruendo uno stabilimento nuovo di zecca e all'avanguardia proprio a Meccatronica, ieri c'era il presidio di protesta. I dipendenti di Rovereto sono poco meno di cento; una quindicina sono impiegati a Bologna, gli altri si ritrovano i "paria" del gruppo, e dei metalmeccanici di Rovereto. Del gruppo, perché gli operai di Rovereto sono gli unici ai quali è applicato soltanto il contratto nazionale; in tutto il resto di Bonfiglioli (che conta 1500 dipendenti) sono applicati degli integrativi. Di Rovereto, perché nelle altre fabbriche i salari sono più alti. Le prime richieste dei lavoratori sono arrivate all'azienda l'anno scorso, quando si costituì per la prima volta una Rsu in Bonfiglioli, da poco insediata a Meccatronica.

Il nodo è l’integrativo

Dopo i primi "no" e gli scioperi, era iniziata una contrattazione difficile. Il contratto nazionale prevede una voce extra di 500 euro all'anno, che si perde se si ricorre al contratto integrativo. «L'azienda propose 1000 euro in forma di premio di risultato massimo, che si traduce di fatto in 800 euro - spiega Michele Guarda - i lavoratori ci guadagnavano 300 euro all'anno. Abbiamo comunque acconsentito, chiedendo che però il contratto avesse una durata breve, per poterlo migliorare. Anche qui, Bonfiglioli aveva proposto una durata più lunga. In febbraio sembrava esserci un accordo su un premio uguale a quello dello stabilimento di Bologna. Ma alle riunioni successive l'azienda non si presenta, e poi l'8 marzo si è presentata dicendo che quello che doveva essere l'accordo, sarebbe stata solo la nostra proposta: in pratica si ripartiva da zero». Da allora la protesta è diventata permanente. «In Trentino siamo abituati a sederci attorno ad un tavolo con le aziende e a ragionare; abbiamo ottenuto molto di più in imprese molto più piccole. Se Bonfiglioli si comporta come un'industria degli anni Cinquanta, avrà una risposta stile anni Settanta. È il momento che la proprietà e la Provincia aprano gli occhi sullo stabilimento di Rovereto».













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