Rischia dai cinque ai dieci anni di carcere 

L’inasprimento delle pene nel 2016. Il comandante della stradale di Verona: «Giusto l’arresto»



ROVERETO. Rischia molto, il giovane alense accusato di omicidio stradale, per di più aggravato dallo stato di ebbrezza rilevato dall’etilometro. Con le ultime modifiche alla legge, datate 2016, le pene in casi come quello di Marco Osti risultano inasprite e contemplano appunto l’omicidio stradale: in caso di morte la legge prevede dai 2 ai 7 anni di reclusione, che aumentano (da 5 a 10 anni) se l’imputato era ubriaco al momento dell’incidente. Delle due misurazioni applicate a Marco Osti (1,47 e 1,42) fa testo quella più bassa, che è comunque inferiore a 1,50 (oltre questo limite, le pene vanno dagli 8 ai 12 anni di carcere). In più, in caso di alterazione alcolica è prevista la revoca della patente per un periodo non inferiore ai 10 anni.

Le indagini proseguono: la polstrada acquisirà i filmati delle telecamere dell’autostrada e gli ingressi nei caselli, e il pm Zanotti ha ordinato l’autopsia sulla salma della vittima. «Un incidente ha sempre una causa, non ci sono fatalità», ha detto il dirigente della polizia stradale veronese Girolamo Lacquaniti. «Le statistiche - prosegue il comandante della stradale - ci dicono che nove volte su dieci la causa di un incidente è la condotta umana. In questo caso è ancora più evidente, un dato oggettivo è la positività all’alcol di oltre 1.40. Tra l’altro con una serie di elementi che ci hanno portato a considerare con la collaborazione della procura della repubblica di Verona, l’arresto».

Corrado Ferraro, che qualche giorno fa aveva compiuto 56 anni, lavorava all’Arena di Verona dal 1993. Bruciando le tappe, era arrivato a diventare dirigente, direttore commerciale e marketing, riuscendo anche a laurearsi in economia, durante il lavoro, lui che aveva invece una vocazione artistica, professore d’orchestra e diplomato in violino.















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