Ora la bandiera tibetana sventola alla Campana
La cerimonia sul colle di Miravalle. Il primo ministro in esilio Lobsang Sangay si ispira al modello trentino: «A Pechino chiederemo un’autonomia effettiva, come la vostra»
Rovereto. Dall'Himalaya alle montagne del Trentino: Lobsang Sangay, primo ministro del governo tibetano in esilio, è arrivato ieri mattina a Rovereto per la cerimonia ufficiale di adesione del Tibet al Memorandum di Pace della Campana dei Caduti.
Presenti alla cerimonia anche il sindaco Francesco Valduga ed il presidente dell'associazione “Trentino for Tibet” Roberto Pinter, oltre ad Alberto Robol, reggente della Fondazione Opera Campana dei Caduti. «Novantacinque le bandiere nazionali che sventolano sul colle di Miravalle – ha esordito Robol – bandiere alle quali oggi si aggiunge quella del Tibet, a ribadire con forza come il diritto alla pace sia il primo ed il più importante di qualunque altro, la condizione fondamentale per il benessere delle persone».
Trentino modello per il Tibet
L'autonomia uno dei temi più discussi durante la cerimonia, un concetto che, sul piano politico, avvicina inevitabilmente trentini e tibetani. «Quanto avvenuto, e quanto ancora sta avvenendo in Tibet, non è solo una realtà storica – ha continuato Robol – è un tassello fondamentale all'interno del dialogo intorno all'idea stessa di autonomia. Un'idea che in fondo riprende una narrazione familiare: lo scontro fra la forza bruta del potere centrale ed il bisogno locale di un'autonomia regionale e religiosa». «Oggi stiamo mandando un messaggio importante – ha dichiarato il primo ministro Sangay – un messaggio che è diretto anche al governo di Beijing: issando la bandiera tibetana, stiamo issando una speranza per il nostro popolo. I tibetani chiedono quell'autonomia effettiva di cui il Trentino è un esempio vivente: dobbiamo imparare da quanto siete riusciti a costruire sul vostro territorio». L'importanza della pace è stato l'altro tema fondamentale discusso nella mattinata. «Il messaggio che i rintocchi della Campana inviano al governo cinese ed a tutti i governi autoritari del mondo – ha continuato Sangay – è che la violenza non può che generare altra violenza: la pace non è solo un'idea, ma una realtà possibile, in Trentino come in Tibet». La cerimonia si è poi conclusa, dopo l'alzabandiera, con l'inno nazionale tibetano e quello italiano, seguiti dai cento rintocchi di Maria Dolens e dalla firma del registro d'onore.
«Ancora una volta dal colle di Miravalle – ha dichiarato a conclusione della cerimonia il sindaco Valduga – si ribadisce il desiderio di pace, un desiderio non utopistico, ma concretamente realizzabile. Siamo convinti che i valori della verità e della giustizia abitino ancora il cuore delle persone, e che ci sarà sempre qualcuno pronto a lottare per essi». Si chiude così, con la bandiera tibetana issata sul colle di Miravalle, un lungo percorso, iniziato ancora nel 2001 con la visita del Dalai Lama alla Maria Dolens, che testimonia il riconoscimento della dignità di un intero popolo, quello tibetano, che ha perso la propria indipendenza ma non la propria identità, e che ha scelto di lottare per riaffermare la propria libertà seguendo la via della non violenza.