«Non ce l’ho con gli architetti ma le norme sono chiarissime e vanno rispettate»

ROVERETO. "Non ce l'ho con gli architetti, nè tantomeno con l'architetta Daldoss: i miei rilievi partivano dalla sentenza del Consiglio di stato che ha stabilito che gli architetti non possono...



ROVERETO. "Non ce l'ho con gli architetti, nè tantomeno con l'architetta Daldoss: i miei rilievi partivano dalla sentenza del Consiglio di stato che ha stabilito che gli architetti non possono progettare opere idrauliche riferiti a corsi d'acqua". Se la risposta a Marco Zenatti da parte della presidente dell'ordine degli architetti Serafini Susanna Serafini non si era fatta attendere, non tarda nemmeno la controrisposta del consigliere comunale. Zenatti aveva rilevato in un'interrogazione come, a suo modo di vedere, il Comune avesse fatto un errore a conferire la progettazione della rigenerazione del Leno ad un'architetta. Questione di abilitazione professionale, specifica Zenatti. «Con una sentenza del novembre 2018 il Consiglio di Stato ha chiarito che gli architetti non possono progettare opere idrauliche riferite a fiumi e corsi d’acqua, che richiedono capacità professionali per l’analisi dei fenomeni idrologici ed idraulici e presuppongono l’applicazione di specifici metodi di calcolo (statistico, idrologico e idraulico). Gli ingegneri sono i professionisti abilitati alla progettazione di opere idrauliche fluviali e di corsi d’acqua. La norma è chiarissima e mi sembra condivisa anche da Serafini quando scrive che “per la risoluzione dei problemi idraulici (tali sono le problematiche inerenti la riqualificazione delle sponde del torrente Leno) ci avvaliamo di un consulente specializzato”», scrive Zenatti specificando nel dettaglio tutta la normativa vigtente. Aveva ribattuto anche l'assessore (a sua volta architetto...) Tomazzoni. «Solo gli ingegneri sono abilitati: non ho mai espresso un giudizio sulla validità dello studio presentato da Daldoss, il tema è un altro» afferma il consigliere di Rovereto Progetto Città. Conclude Zenatti: «Si tratta di interventi che interessano le sponde di un torrente, il Leno, quindi zone delicatissime e sensibili per la sicurezza, dove le problematiche del luogo e la potenziale pericolosità, intrinseca del sito, esigono una sicurezza estrema, accompagnata dalla certezza assoluta della correttezza e dalla fattibilità tecnica, in sicurezza, degli interventi. Si aggiunga, inoltre, come non si ha notizia che tali proposte progettuali abbiano avuto nessuna verifica di minima fattibilità tecnico e amministrativa dal Servizio Bacini Montani della Provincia». (m.s.)













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