«Mio figlio salvo grazie ai medici trentini» 

La signora Carmen Dorigatti: l’incidente a luglio, decisivo l’intervento dei dottori del Santa Chiara



CALLIANO . I sanitari hanno salvato suo figlio: Carmen Dorigatti ringrazia i medici dell'ospedale che hanno curato suo figlio Davide, coinvolto in un gravissimo incidente quest'estate a Loppio, e anche la dottoressa tedesca che lo ha soccorso per prima. «Quando è arrivata la telefonata di Eric eravamo in montagna. "C'è stato un incidente sulla strada per il Garda, a Loppio, ora arriva l'elicottero, andiamo all'ospedale". Un incidente a mio figlio Davide, trasferito in codice rosso al Santa Chiara di Trento. La mia vita si ferma, come trent'anni fa. Stesso ospedale, (quasi) le stesse persone che in quel lontano 2 settembre 1987 erano con me, quando il papà di Davide se ne andò per sempre a causa di un incidente sul lavoro. Non si sono conosciuti, loro due, perché Davide è nato quattro mesi dopo la sua morte. Ed ora un gravissimo incidente a Davide».

La signora Dorigatti ripercorre le emozioni fortissime provate quel tremendo giorno di tre mesi fa: «Non può essere, mi dico, e invece è così, la sua vita è appesa a un filo. Ma i miracoli a volte accadono. Per una serie di circostanze favorevoli, unite alla tempestività e qualità dei soccorsi, mio figlio si salva e si riprende, tanto che ora (sono trascorsi oltre tre mesi da quel terribile 23 luglio) è tornato alla sua vita di studio e di lavoro. Non finirò mai di sottolineare l'efficienza della sanità trentina e tutti coloro che si sono spesi per la salvezza di Davide, con competenza e generosità. Grazie dunque a quella dottoressa tedesca - una turista, immagino- della quale nulla so, neppure il nome, che si trovava sulla sua strada e lo soccorse per prima, grazie al personale del pronto soccorso che effettuò i giusti interventi. Cito, tra tutti, i dottori Buccelletti, Rozzanigo e Tirone, ma attraverso loro estendo il mio ringraziamento alle loro equipe. Né posso dimenticare gli operatori della terapia intensiva: professionali, disponibili, comprensivi, angeli custodi li definisco ora. Un abbraccio a tutti gli amici di Davide (in special modo ai "tre ragazzi d'oro"), ai suoi colleghi, a chi mi è stato vicino. E mentre considero che questa volta, a differenza di trent'anni fa, posso raccontare il lieto fine e la vita che riprende senza che nessuno l'abbia perduta, il mio pensiero va a tutte le mamme che non possono farlo e devono convivere con il dolore infinito da me soltanto immaginato». (m.s.)













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