Liceo Rosmini, è ufficiale: addio alla settimana corta 

Il dirigente De Pascale scrive alle famiglie: la sperimentazione sulle classi prime è finita, dal prossimo anno si torna al tradizionale tempo scuola su sei giorni



ROVERETO . Il liceo Rosmini dà l’addio alla settimana corta: dall’inizio del prossimo anno scolastico si torna ai sei giorni, senza più rientri pomeridiani. La decisione era stata anticipata già qualche mese fa, ma ora c’è l’ufficialità, con una mail spedita dal dirigente Francesco De Pascale, che comunica ai genitori degli studenti l’esito del questionario sull’organizzazione del tempo scuola (la scelta era tra i cinque e i sei giorni) sottoposto alle famiglie degli studenti delle classi prime. «Per questa classe - spiega De Pascale - non ha risposto un numero significativo di famiglie, pertanto il Consiglio d’Istituto ha confermato la decisione presa a gennaio di prevedere l’attività didattica su sei giorni per il prossimo anno»

Con questa decisione il liceo Rosmini si colloca controcorrente rispetto al trend delle altre scuole, così come era stato uno degli ultimi istituto scolastico a sperimentare la settimana corta (a partire dall’anno in corso, per le classi prime), ma si tratta di una scelta a lungo ponderata. Al di là della minore o maggiore praticità per le famiglie, erano emerse parecchie criticità: come già avevano argomentato sia la dirigenza del Rosmini che un significativo numero di genitori, «al primo posto va messa la formazione dei ragazzi, non le convenienze delle famiglie». E per garantire un assetto del tempo scuola su cinque giorni, andrebbero perfezionare le strutture scolastiche, adeguata la didattica, gestita in modo diverso la mole di compiti richiesti, riorganizzare il servizio dei trasporti e delle mense (un problema che riguarda soprattutto i pendolari). Non solo. Un orario di 6 o più ore consecutive ha indubbie ripercussioni sui ragazzi, sia per la concentrazione che per il rendimento scolastico. Inoltre con la settimana corta si riducono i tempi di studio, e a volte anche le attività extrascolastiche: per frequentare il pomeriggio, molti devono rinunciare agli impegni che coincidono con gli orari delle lezioni, da corsi di lingue a attività sportive.

Dal punto di vista della didattica, compattare tempi e programmi in soli cinque giorni diventa incompatibile con l’impegno richiesto in un liceo, l’apprendimento finisce per ridursi, diventa superficiale, concentrato sulla velocità (spesso in preparazione alle verifiche, piuttosto che sulle capacità di riorganizzare e far propri contenuti e insegnamenti, avevano osservato i genitori più critici). Insomma, si torna all’antico, alla scuola di mattina, da lunedì a sabato. Una scelta che farà discutere, ma che arriva a ragion veduta, dopo un anno di sperimentazione. (gi.l.)

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