Le prove sotto la neve per il presepe vivente 

Giovedì la prova generale, sabato pomeriggio la rappresentazione a S.Caterina Il testo di Erri De Luca è stato rivisto, con un migrante simbolicamente in croce



ROVERETO. La partecipazione è molto ampia, se si pensa che oltre ai 140 tra comparse e attori ci saranno i bambini del Minicoro e il coro della parrocchia, per un totale che sfiora le duecento persone. Saranno oltre 180 persone, tra i 3 e gli 80 anni a animare il presepe vivente di Santa Caterina , che è alla sua seconda edizione e anche quest’anno raccoglie una massiccia adesione da parte delle associazioni di volontariato - più o meno le stesse che avevano partecipato alla passeggiata delle comunità nei mesi scorsi - che forniscono figuranti e manodopera per la riuscita del presepe. I personaggi principali sono già stati scelti: Maria verrà impersonata da Vittoria Girardi, 23 anni, studentessa di medicina a Verona, da sempre nel circuito della parrocchia di Santa Caterina. Nel ruolo di Giuseppe invece sarà Andrea Franzoi, uno degli attori di maggiore esperienza nella Compagnia di Lizzana. Ieri in parrocchia era il momento della prova costume per le comparse e l’attribuzione delle varie parti minori. A decidere il da farsi, mentre Marisa Bruschetti aiutava a vestire i bambini - davvero molti quelli che hanno voluto prendere parte al presepio vivente, accompagnati dai genitori, che a volte si prestano persino a rivestire qualche ruolo nella storia della natività -, è il regista Michele Comite, che anche quest’anno si baserà sul testo ricavato da “In nome di mia madre” del laicissimo Erri De Luca, una prospettiva - quella dello scrittore - inclusiva e partecipata della natività, raccontata nel rispetto delle usanze ebraiche dell’epoca di Cristo. Preparare i costumi è stata un’impresa notevole, spiega Marisa Bruschetti. «Abbiamo dovuto prepararne una sessantina di nuovi, perché l’anno scorso ne avevamo avuti alcuni in prestito dal presepio vivente di Vallarsa, mentre quest’anno abbiamo dovuto fare da soli».

I bambini sembrano divertirsi molto, anche se quella di ieri non era una vera e propria prova, quanto un primo incontro con tutti quelli che lavorano al presepe. «Finora abbiamo provato le nostre parti solo io e Andrea Franzoi» spiega Vittoria Girardi, già nei panni azzurri della madonna. «Non abbiamo ancora lavorato insieme al gruppo, ci vorrà del tempo». Non troppo, comunque, perché già sabato il presepe vivente andrà in scena. «Abbiamo apportato alcune modifiche alla sceneggiatura dello scorso anno - spiega il regista -, ci sarà maggior interazione tra Maria, Giuseppe e gli altri personaggi. E poi ci sarà uno spaccato sull’attualità, con un profugo che verrà issato sulla croce, a simboleggiare chi oggi viene “messo in croce” dai troppi pregiudizi. La natività invece verrà allestita nella chiesa, anziché nella capanna come lo scorso anno». La significativa presenza di profughi e richiedenti asilo nel gruppo del presepe si rivela un’occasione importante per far lavorare assieme persone diverse, per conoscersi lavorando a un progetto comune. Una rappresentazione che non è solo espressione di compartecipazione al rito religioso, ma una preziosa modalità per unire una comunità sempre più articolata e difficile da interpretare, popolata di lingue e culture differenti ma che qui agiscono come una squadra compatta, ognuno al suoi posto per preparare al meglio la messa in scena di sabato, tra la chiesa e il convento di Santa Caterina. Giovedì sera dalle 20 le prove generali.

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