Lavarone, ecco il nuovo drago di Vaia dopo quello distrutto dal rogo: 17 metri per 7 di altezza
Inaugurato alla presenza dell’artista Marco Martalar. La storia della ricostruzione diventerà un documentario della regista Katia Bernardi. Fugatti: «Un disastro naturale trasformato in qualcosa di bello»
LAVARONE. Diciassette metri di lunghezza per sette di altezza ne fanno la scultura di drago in legno più grande al mondo. È il Drago Vaia Regeneration, l’opera dell’artista Marco Martalar che sorge sul luogo in cui fu distrutto dalle fiamme il primo Drago Vaia, a Magré, nel comune di Lavarone.
Oggi (1 luglio) l’inaugurazione ufficiale. Presenti alla cerimonia di inaugurazione l’artista Martalar, il presidente della Provincia Maurizio Fugatti, la vicepresidente Francesca Gerosa, i sindaci di Lavarone e Luserna, Isacco Corradi e Michael Rech, il presidente della cooperativa Lavarone Green Land Christian Caneppele. Tutti hanno sottolineato come quest’opera non sia solo un patrimonio di Lavarone e dell’alpe Cimbra ma dell’intero Trentino e dell’intero arco alpino.
Durante la cerimonia è stato annunciato che la storia della ricostruzione del drago diventerà un film documentario, “Nella pelle del drago” firmato dalla regista trentina Katia Bernardi che con la sua troupe ha seguito il lavoro di Martalar a partire dallo scorso ottobre, documentandone il processo creativo e le fasi di costruzione.
Un racconto non solo della realizzazione dell’opera ma di una comunità e del rapporto con la sua opera, è stato spiegato, in un film che affronta i temi dell’arte, della bellezza, della rinascita e del rapporto uomo-natura. Nei prossimi giorni sarà lanciata una campagna di crowdfunding su Gofundme per sostenere il lavoro di post-produzione affinché il film diventi un’opera collettiva come lo è stato la realizzazione del nuovo drago.
“La grande partecipazione popolare che vediamo qui oggi - ha esordito il presidente Maurizio Fugatti nel suo intervento - testimonia come quest’opera sia particolarmente sentita dalla comunità e da chi vive la montagna, perché oltre alla sua bellezza contiene in sé valori profondi e caratteristiche tipiche del territorio in cui è inserita, da un punto di vista ambientale, culturale, paesaggistico. È chiaramente anche una testimonianza e un ricordo di un dramma vissuto dalla comunità, che però ha dimostrato di saper trasformare un disastro naturale in qualcosa di bello e a disposizione di tutti” .