La sfida del golf ai Lavini: sarà un “campo roccioso”
Il territorio aspro e tormentato è il punto di forza del nuovo progetto, proprio perché non esiste una proposta simile
ROVERETO. Il fondo di sviluppo territoriale per il recupero dell'area dei Lavini è gestito dalla Comunità di valle e, per definizione, va utilizzato per progetti di valenza sovracomunale; la destinazione del fondo è dunque lo sviluppo del territorio in chiave turistica, facendo leva su ambiente e sport. Il golf è stato visto come la chiave per aprire ad un recupero economicamente sostenibile l’intera area.
L’idea di partenza è un campo a 6 buche. Che sorgerebbe nell’area che si trova tra discarica e zona industriale e il biotopo. Dei sette ettari previsti (il biotopo ne occupa 50 e i Lavini complessivamente 80) nemmeno un metro ricadrebbe nel biotopo: è una fascia intermedia oggi sostanzialmente “terra di nessuno”. Secondo Bettinazzi, cui per storia non si può non riconoscere una grande attenzione ai temi ambientali, il recupero di quella fascia permetterebbe di migliorare il complesso dei Lavini anche dal punto di vista dell’ambiente. Non ci sarebbe necessità di spostare massi e rocce, anzi, proprio l’essere un campo da golf “roccioso” sarebbe lo specifico della struttura ai Lavini. Un campo diverso da quelli del Garda perché seguirebbe la morfologia di un terreno tormentato, facendone difficoltà per i giocatori.
In Trentino sarebbe il primo impianto nel fondovalle e non stagionale. A un chilometro dal casello della A22. Messo tutto assieme, potrebbe incontrare l’interesse degli appassionati, su tutti i tanti tedeschi che lo praticano e che già fanno la fortuna dei campi del Garda.